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Proemio – Descrizioni delle Chiese di Randazzo scritto da un Socio del Gabinetto Archeologico di Adernò (1905 ?)

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Questo Proemio/Introduzione scritto e dedicato da un Socio del Gabinetto Archeologico di Adernò al dottor Salvatore Petronio Russo è stato trovato da Pippo Greco  navigando sul web ed avendolo letto  ha capito di aver trovato un piccolo tesoro letterario riguardante la nostra Città. Pippo Greco che segue il nostro sito ce lo ha inviato per essere pubblicato e metterlo a disposizione di quanti lo vorranno leggere, cosa che abbiamo fatto con grande piacere e per questo lo ringraziamo. 
Un “Proemio”  è la parte introduttiva di un’opera, di un poema e in questo caso introduceva sicuramente uno scritto di più grande rilevanza sulla storia della nostra zona. Il libro scritto nei primi anni del secolo scorso è dedicato al Il dottor Salvatore Petronio Russo (1835/1917)  storico e scrittore di Adrano nonchè fondatore e direttore del Museo Archeologico della sua Città.
Il fratello Giovanni, inventore della “Locomotiva stradale”, ebbe una certa fama sia in Sicilia che nella capitale, a Roma, dove ebbe modo di mostrare in pubblico la sua invenzione.

 

   Dottor Salvatore Petronio Russo

                                Ing Giovanni Petronio Russo

 

Di seguito una scheda  dimostrativa della stretta collaborazione di Salvatore Petronio Russo con il cav. Paolo Vagliasindi Polizzi.

Petronio Russo, SalvatoreIl museo del cav. P. Vagliasindi Polizzi di Randazzo / Salvatore Petronio Russo

Aderno : Tip. Longhitano, Costa & c., 1905
Monografia – Testo a stampa [PAL0042405]

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  Livello bibliografico Monografia
  Tipo documento Testo a stampa
  Autore principale Petronio Russo, Salvatore
  Titolo Il museo del cav. P. Vagliasindi Polizzi di Randazzo / Salvatore Petronio Russo
  Pubblicazione Aderno : Tip. Longhitano, Costa & c., 1905
  Descrizione fisica 40 p. ; 30 cm
  Nomi · [Autore] Petronio Russo, Salvatore
  Soggetti · Museo archeologico Paolo Vagliasindi < Randazzo >
  Classificazione Dewey · 937.800744581333 (21.) STORIA DELLA SICILIA ANTICA E ISOLE ADIACENTI FINO AL 476. MUSEI, COLLEZIONI, ESPOSIZIONI. RANDAZZO.
  Lingua di pubblicazione ITALIANO
  Paese di pubblicazione ITALIA
  Provenienza IT – IT-000000
  Codice identificativo PAL004240

 

 


a cura di Francesco Rubbino  

 

PAOLO VAGLIASINDI (1838-1913)

Paolo Vagliasindi Polizzi, fu l’uomo cui si deve l’esistenza del Museo archeologico di Randazzo.

Nato nel 1838, e nipote dell’omonimo abate Paolo Vagliasindi, storico e confutatore delle tesi del Plumari, pur non essendo un “esperto”, era tuttavia un appassionato dell’arte e dell’antichità classica, mente aperta e uomo di grande generosità. Per merito suo infatti fu possibile il riscatto del Convento dei Cappuccini, che nel 1866 era stato incamerato dallo Stato a seguito delle legge per la soppressione delle corporazioni religiose. Quando i beni ecclesiastici furono messi all’incanto, il Vagliasindi riacquistò il Convento per restituirlo successivamente all’Ordine.

Paolo Vagliasindi

Ma Paolo Vagliasindi rifiutò fermamente ogni offerta, soprattutto per la cessione del bellissimo e raro oinochoe, vaso per la mescita del vino in terracotta, decorato in rosso su fondo nero, e raffigurante il mito dei Boreadi, perché volle fortemente che la collezione restasse a Randazzo. Anzi, destinò alla raccolta una sala del suo palazzo, rendendola fruibile ai visitatori. Nel 1904 la collezione Vagliasindi fu esaminata e catalogata dal professor Giulio Emanuele Rizzo, Ispettore del Museo nazionale di Roma, che relazionò poi in una breve pubblicazione.

Alla morte di Paolo Vagliasindi, nel 1913, la collezione rimase affidata al figlio Vincenzo, ma fu seriamente danneggiata dai bombardamenti del 1943, che squarciarono il palazzo; molti pezzi andarono distrutti o saccheggiati, altri furono recuperati dai Padri Cappuccini dei vicino Convento, per essere esposti negli anni ’60 in una sede provvisoria presso la Casa di riposo di Randazzo. Solo nel 1998, restaurati e catalogati, hanno trovato degna dimora nel Castello di S. Martino.

 

Ma il suo nome è rimasto legato alla storia di Randazzo a seguito di un episodio fortuito, che sembra quasi leggendario: tutto cominciò, quando una contadina, prestando il suo lavoro nel feudo di S. Anastasia, proprietà di Paolo Vagliasindi a circa 6 km da Randazzo, s’imbatté casualmente in un piccolo oggetto d’oreficeria, che corse a consegnare al proprietario del fondo. Egli intuendone l’origine, intraprese una prima serie di scavi, in concomitanza con i lavori colturali, e vide materializzarsi poco a poco una vera e propria necropoli.

 

Una volta sparsa la voce, la Direzione delle Antichità di Palermo prese contatti col Vagliasindi, e furono condotte delle regolari campagne di scavi nel territorio di S.Anastasia e Mischi, dirette nel 1889 dal Salinas e vent’anni dopo da Paolo Orsi: vennero alla luce altre tombe e corredi funerari, monete, vasi, anfore, utensili, gioielli, statuette, ascrivibili al IV-V sec. a.C. In base alle norme vigenti, però, la stragrande maggioranza dei reperti dovettero essere ceduti al Museo Nazionale di Palermo e a quello Archeologico di Siracusa.(M.D.)

 Maristella Dilettoso

 

Castello Svevo

Oinochoe.

Castello Svevo e Campanile di San Martino – Randazzo

MUSEO ARCHEOLOGICO PAOLO VAGLIASINDI – LA STORIA 

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