Vera Guidotto

Vera Guidotto

 

BIOGRAFIA.

Era  una  notte  di settembre, quando i coniugi Guidotto si recarono alla clinica “Santo Bambino” di Catania, per dare alla luce il primo frutto del loro amore, così, il venerdì del 10/9/76 nascevo io, Vera Guidotto. Il parto fu un pò difficile, infatti io nacqui leggermente cianotica in viso, ma dopo poco tempo, il mio viso riacquistò il suo colore normale.
            Indubbiamente quella fu una notte lieta per i miei genitori, ma soli sei mesi dopo, forse  in seguito ad una forte febbre, qualcosa smise  di andare per il verso giusto, i miei movimenti non erano più come prima, erano diventati tutto ad un tratto involontari e scoordinati. Diagnosi: Tetraparesi spastica, qualcosa aveva per sempre danneggiato quella parte del cervello che permette al corpo di muoversi correttamente, lasciando per fortuna illesa la parte cognitiva e tutti i cinque sensi.
I medici hanno  subito tranquillizzato i miei, affermando che iniziando a fare un pò di fisioterapia, avrei avuto buone probabilità di un miglioramento motorio, ma le cose andarono diversamente. Le mie condizioni motorie, purtroppo, rimasero invariate, ma col tempo, grazie alla tecnologia, la qualità della mia vita è migliorata moltissimo. Infatti, io ho sempre fatto davvero tutto, proprio come una bambina, una ragazzina e  una donna come le altre.

            La mia infanzia è stata davvero il periodo più bello, felice e spensierato della mia vita.

Quando iniziai le scuole elementari, non trovai solo una classe che mi accolse bene, ma quasi una famiglia, una meravigliosa famiglia formata ovviamente dalla mia cara maestra,  per me, una seconda mamma, e dai miei compagni, che in me non videro mai nulla di strano. Eravamo tutti  bambini con la voglia solo di giocare, ridere, scherzare e stare insieme. Quello era il periodo in cui non c’erano ancora quelle stupide barriere mentali, in quanto si sa, i bambini non si creano il problema di come parlare e giocare con un disabile; si parla, si scherza, si gioca con quella semplicità e spontaneità che solo i bambini sanno avere.  Quei tempi non posso che ricordarli con molta gioia e con un pizzico di dolce nostalgia, proprio perché erano tempi, che una volta finiti, non sarebbero mai più tornati, momenti unici ed indimenticabili.
            All’inizio l’approccio con la scuola media non è stato affatto facile, non avevo più i miei compagni e Veri Amici e neanche la mia cara maestra, ma più professori: dovevo ora più che mai rimboccarmi le maniche e studiare davvero, per farmi conoscere per quella che ero e non solo come apparivo.
            Nel 1988 andando a Milano, in un centro che vendeva ausili per disabili, io ed i  miei  genitori, scoprimmo che grazie ad un computer ed un caschetto  con davanti un’asta per digitare i tasti del computer, potevo scrivere autonomamente. Poi, davvero per caso, mi sono accorta di possedere un piccolo, ma per me importante dono: il dono della poesia, potevo esprimere finalmente tutti quei sentimenti, che fin d’allora erano da me inespressi, e dagli altri ignorati.
            Finite le medie, vista la mia predisposizione per le materie umanistiche, e la mia passione per lo scrivere, mi inscrissi al Classico,  infatti, fu proprio al liceo che incominciai inevitabilmente ad innamorarmi sul serio di un ragazzo, amore ovviamente mai  ricambiato. In questa fase della mia vita, trovai nello scrivere, un ottimo alleato per non impazzire.
            Nel 1998, dopo essermi diplomata, pubblicai il mio primo libro dal titolo “Il diverso non esiste”,  ( a cura di Armando Siciliano editore e con il contributo del comune di Randazzo). Una raccolta di poesie sull’amore che provavo in quel periodo, sull’amicizia che desideravo avere proprio come quando ero alle mie amate scuole elementari, e  lettere sociali, nelle quali mettevo ben in evidenza, se pur con molto garbo, tutte quelle cose che impedivano la piena integrazione della persona disabile nella società.
            Intanto proseguii per la mia strada inscrivendomi così all’università nella facoltà di lettere moderne, riuscendo a darmi purtroppo solo una materia (psicologia dello sviluppo), in quanto dovetti abbandonarla dopo solo un anno, per l’impossibilità di scendere spesso a Catania. Tuttavia conservo ancora la speranza di continuare gli studi universitari, magari con una facoltà online, o, in alternativa trovare un lavoro idoneo alle mie possibilità.
Vera Guidotto 
                                                                                                                                                                                                                                                       Randazzo 21/09/2013
                                                                                  Alcuni articoli e riflessioni 

 

COS’È IL TEMPO ?

 

È strano come a volte noi diamo per scontato alcune cose, non attribuendole il giusto valore e l’esatto significato.

È facile dire frasi del tipo: “Ci vuole tempo” “Dai tempo al tempo”, “Col tempo tutto passa, “Ho bisogno di tempo” “Prenditi il tempo che ti serve”, ma cos’è realmente il Tempo? E soprattutto il Tempo è davvero nostro?

L’essere umano è convinto che il tempo appartiene solo a sé, come anche la vita, che può e deve poter gestire come meglio crede, dimenticando una cosa essenziale, ossia che la vita, ed il suo evolversi, non è di nostra esclusiva proprietà. Infatti, se facciamo entrare in noi Dio, il suo Amore, la sua Misericordia infinita, ci rendiamo conto di come il tempo in cui stiamo sulla terra non è nostro, esso in realtà ci viene donato da Dio, dandoci il libero arbitrio sulle  nostre azioni, non facendoci però mancare le giuste direttive, i giusti consigli che Egli stesso ci da attraverso i Dieci Comandamenti, che altro non sono che delle sane regole per vivere una vita in perfetta fraternità con il nostro prossimo.

Cristo ha impiegato il suo tempo sulla terra, per consolare gli afflitti, per sfamare gli affamati, per lavare con lo Spirito Santo i nostri peccati attraverso la nostra conversione, così a sua volta il vero Cristiano è chiamato a fare un corretto e sano uso del proprio Tempo, impiegato nel servizio e nell’amore per Cristo e per i più  piccoli dei suoi figli, considerando il tempo come un Tempo di grazia, un Tempo per guardarsi dentro nel silenzio eloquente della preghiera, con umiltà d’animo, condizione ideale per trovare e per percorrere quella  strada molto spesso ripida, piena di erbacce e  sassi pericolanti, che porta però ad un’autentica e sincera  conversione.

Il Tempo, unito alla vera Fede, è un ottimo cicatrizzante, rimargina ogni ferita morale, infatti, ogni persona ha un proprio modo, ed un proprio Tempo di vivere, di metabolizzare ed accettare il dolore trasformandolo magari in qualcosa di positivo.
Sembra quasi un paradosso pirandelliano, ma a volte, il nostro dolore, se accettato e maturato, può benissimo tramutarsi in gioia e speranza per gli altri, semplicemente perché solo chi è stato segnato da un profondo ed intenso dolore, può capire ed alleviare le sofferenze del prossimo, aiutandolo a reagire, a riemergere, diventando così uomini con un cuore di carne, che  sia in grado di amare davvero tutti senza riserva, ma al tempo stesso forte e combattivo per contrastare le avversità della  vita e le lusinghe del male.

Da quanto appena finito di dire, è facilmente comprensibile come il Tempo non sia concepito solo come una questione di spazio-temporale da calcolare e verificare  con l’orologio, andando sempre  di corsa, quasi come se volessimo ad ogni costo fermare per un attimo le lancette, per avere magari il tempo di gustarci quel momento a noi tanto prezioso, oppure per rimediare ad una  nostra mancanza. Dio sa guardare molto più lontano di noi, Lui sa quello che fa, ed è per tale motivo che i suoi Tempi non coincidono con i nostri, e c’è sempre una ragione per cui ogni cosa accade quando deve accadere e  non quando lo desideriamo noi.

 La mente umana è troppo piccola per capire i disegni di Dio, ma Lui tra gli altri doni, ci da il dono del Tempo, che è natura, tutto matura dall’incontro con Cristo, dando veri frutti di saggezza che noi con la vera Fede e con pazienza, dobbiamo saper cogliere al momento giusto, non facendoli perdere, ma prendercene amorevole cura, solo così un giorno potremmo vedere i frutti del nostro operato, non ci è dato sapere né quando, né come, ma se semineremo prima o dopo raccoglieremo, è una regola di natura questa, che tutti conosciamo, è che molto spesso ci dimentichiamo di chi c’è dietro a tutto questo, ci dimentichiamo dell’unico vero artefice di tutto, ossia di Dio.

Vorrei concludere con una domanda che mi pongo io stessa: “Vivendo in una società così frenetica e caotica, dove anche se a fatica troviamo bene o male il tempo per tutto, siamo in grado di ritagliare un pò del nostro tempo per Cristo? E soprattutto, abbiamo mai anche solo lontanamente immaginato al Tempo in questi termini? Io sinceramente non ci avevo mai pensato prima di questo momento, da questo scaturisce in me la logica deduzione che c’è un Tempo per ogni cosa, ed evidentemente io dovevo essere spinta da un’amica ad affrontare questo argomento per rendermi conto, almeno in parte, di cosa sia il Tempo, che generalmente è visto come una cosa astratta, quando invece è una delle cose più concrete che esiste sulla terra, ed adesso lo so.
Vera Guidotto

                                                                                                                                                                                                                                                                             Randazzo lì 04/07/2007

                                                                                           IL SERVIZIO.

Il Servizio: quante volte abbiamo sentito questa parola, e quante volte l’abbiamo pronunziata? Ma cos’è esso? Ci siamo mai soffermati a chiedercelo? Può una parola così semplice e piccola  racchiudere un significato così grande? Ebbene se ci fermiamo semplicemente su tale termine  e ci poniamo in maniera distratta ad esso,  la prima cosa che ci salta in  mente è il verbo servire, un verbo che schiavizza, costringe a fare una cosa che magari noi non vorremmo.

Tutto cambia però se pensiamo al gesto di Gesù fatto nell’ultima cena, Egli  infatti, donando tutto se stesso con il suo corpo per sfamarci ed il suo sangue  per dissetarci, si è donato totalmente ora ai dodici apostoli, ora all’intera umanità.

Ma Egli ci fece anche un altro  dono nella sua ultima  cena,  il dono dell’Umiltà, infatti, Egli ha fatto un profondo gesto d’amore e di donazione quando lavò i piedi a Simon Pietro, un gesto servile, umile, ma pieno d’amore, quindi, se lo stesso Gesù si è abbassato a  fare un così grande gesto d’amore, perché mai noi, dovremo  non farlo? Chi siamo noi per sentirci superiori ad un nostro fratello? La nostra sottosezione, pur essendo costituita  da laici, segue perfettamente l’esempio di Cristo donatosi a  noi per amore.

            Alla domanda: Cos’è l’U.N.I.T.S.I? Rispondo semplicemente: “Una famiglia che: Ama, accoglie chiunque in un caloroso abbraccio fraterno, camminando con il suo  prossimo per sempre, sostenendolo e guidandolo con gesti semplici ma concreti, senza mai aspettarsi né un  grazie né degli elogi, gioendo solo dei sorrisi e delle manifestazioni d’affetto da parte delle persone che con tanta cura e premura si accingono ad aiutare.

Questo è il Servizio, una piccola parola che si trasforma in veri atti di profondo ed autentico amore, amore che dilaga, amore che si espande, amore che arriva dappertutto, insomma, un amore che investe di dolci attenzioni anche i cuori più duri, piegati magari dai dolori  più terribili e li risana.

Concludendo vorrei ricordare: tutti coloro che in passato si sono prodigati con cuore umile e sincero a mettere e mantenere in piedi la nostra sottosezione, come per esempio il Dottore Zappia, la cara Graziella e a quanti, con il loro impegno e devozione, hanno fatto la storia della sottosezione di Bronte, rammaricandomi di non averli conosciuti se non che dai vostri racconti.

 Un mio pensiero e un grazie va a Spadaro, che, anche se da lontano, l’ho sempre osservato ed apprezzato molto e a tutti coloro che purtroppo non ho avuto l’onore di conoscere o non ricordo, ma so che hanno speso gran parte della loro vita per l’Unitalsi facendone la storia. Un sentito e doveroso grazie va ovviamente al personale che conosco e stimo moltissimo, il quale con immenso affetto e pazienza mi ha supportata fin dal mio primo ingresso in questa grande famiglia, facendomi crescere davvero in tutti i sensi, dico un grazie globale per paura di dimenticare a qualcuno che omai fa parte della mia vita.

Seguendo il loro esempio, mi auguro di vero cuore che questa grande famiglia, cresca sempre più nell’amore e nel rispetto reciproco, senza mai dimenticare quel umile gesto che Gesù ha compiuto per noi.

Sulle orme di quel magnifico dono che Lui ha compiuto, non posso che augurarmi di continuare per molto, molto tempo ancora, il mio cammino di Fede e di vera vita con voi, insomma se non l’avete ancora capito, non vi libererete tanto facilmente di me, si era capito no? La vostra

Vera Guidotto

                                                                                                                                                                                                                                                                                        Randazzo lì 17/07/2008

 

                                                                                                                     IL LAVORO

 

            Per trattare come si deve il tema del lavoro, bisogna innanzitutto tenere ben presente come viene definito dal punto di  vista giuridico.

            Infatti, come cita l’articolo 1 della nostra Costituzione: L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. Inoltre secondo l’articolo 3 della stessa, è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando dl fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.              Da questo si evince come il lavoro, sia uno dei più importante diritti dell’uomo, diritto che dovrebbe essere rivalutato e valorizzato come merita, ricordando  che, come dice un vecchio ma sempre attuale detto, ossia: “Il  lavoro nobilita l’uomo”,  esso è l’unico strumento che dovrebbe servire al soddisfacimento morale e materiale dell’uomo.

            L’inserimento nel mondo  del lavoro è per tutti un argomento assai spinoso, prendiamo ad esempio i giovani, che dopo anni ed  anni di studio, faticano a trovare un impiego, questo succede principalmente per tre motivi che al mio avviso vanno di pari passo: Il primo è il cattivo comportamento di chi si trova al potere, il quale fa nascere e progredire una classe privilegiata precisamente quella dei raccomandati che a discapito dei meritevoli si impossessa dei migliori lavori anche se priva di capacità professionali ed attitudine personale, ciò con grande danno per l’intera società;

            secondo l’incapacità da parte delle scuole di impartire ai giovani informazioni utili e concreti atti ad un buon inserimento nel mondo del lavoro, il terzo,  non meno importante è senz’altro i tempi lunghi e farraginosi che i ragazzi sono costretti a passare sopra i libri, avendo magari un alto bagaglio culturale a livello nozionistico, senza però avere la più pallida idea su come approcciarsi su un terreno sconosciuto ed il più delle volte minato quale è l’ambito lavorativo.

            Indubbiamente le scuole di ogni ordine e grado dovrebbero preparare i giovani come in pratica e realmente debbano avvicinarsi nel mondo del lavoro. Vero è che le scuole tecniche come  l’agraria e l’alberghiero  turistico offrono forse maggiore possibilità di lavoro, poiché insegnano materie decisamente più pratiche, ma anche qui si riscontra una pecca, ad  esempio i docenti delle scuole agrarie oltre alla teoria, dovrebbero puntare più sulla pratica, facendo realmente vedere e  capire direttamente sul campo come si coltiva la terra, toccando con mano i prodotti per capirne il  metodo di coltivazione, i tempi, i macchinari più idonei per produrre di più e magari lavorare di meno, come far fronte alle malattie delle piante, insomma studiare e lavorare direttamente sul campo, facendo  capire ai giovani che tutto quello di cui ci nutriamo viene dalla terra, ritornando un pò alle nostre origini, quando  il contadino aspettava pazientemente la crescita del proprio raccolto sperando in un risultato concreto la sera ritornava stanco ma soddisfatto e sereno, perché fiero del proprio lavoro.

            Oggi è chiaro che i tempi sono decisamente cambiati, è cambiato anche il modo di coltivare la terra, adesso è la tecnologia che  porta avanti il raccolto, infatti, abbiamo tutto e subito in tutte le stagioni, e se questo da un lato ci facilita di molto il compito, riducendo i tempi di attesa, entrando più velocemente nel mercato, con maggiori possibilità di guadagno, dall’altro però spesso  ci  fa perdere e dimenticare, il sapore della genuinità.

            L’ambito lavorativo, qualunque esso sia, come  giusta regola dovrebbe essere motivo di scambio culturale, ove ogni lavoratore, seppure nel proprio campo, può e deve interagire con i colleghi, esprimendo liberamente le proprie idee, dando per quanto è possibile dei suggerimenti utili al buon funzionamento e quindi al raggiungimento di un risultato finale positivo sia per l’azienda o l’ente di appartenenza che per tutti i lavoratori e soprattutto per i fruitori finali che sono i veri portatori di interesse.

            Questo è ciò che dovrebbe essere il lavoro, fare sentire il lavoratore appagato sia professionalmente che economicamente, ma la realtà purtroppo è ben diversa in quanto oggi spesso il lavoratore si trova costretto a svolgere una attività lavorativa non solo precaria ma anche poco remunerata e non adeguate alle proprie capacità ed aspettative professionali.

            Quanto sopra, dipende principalmente dal mancato equilibrio tra domanda ed offerta lavorativa, in parole povere, c’è oggi poco lavoro e male remunerato, infatti, la combinazione di questi due fattori costringe i componenti di ogni famiglia in età lavorativa a rimboccarsi le maniche e cercare disperatamente una fonte di guadagno che per gli onesti non può essere altro che il lavoro.

            Qui purtroppo entra in gioco, nonostante anni ed anni di continue lotte e battaglie sulle Pari Opportunità, il mancato raggiungimento della vera parità dei diritti tra uomo e donna. Infatti, poche sono le donne in politica e molto svantaggiati sono le donne che lavorano, e soprattutto dimenticato da tutti è il lavoro domestico, che peraltro è il  più  faticoso rispetto a molte altre attività lavorative.

            Infatti, quando ambo i genitori lavorano in genere è la madre, che segue passo passo  l’istruzione e l’educazione dei figli, aiutandogli a fare i  compiti, chiarendo i  loro dubbi e placando le loro paure, è sempre la madre, che, con la sua saggezza e delicatezza, ad aprire un dialogo sincero e completo con i figli, spiegando loro come va la vita e come fare a viverla in modo sano e cristiano.

            Tutto questo a tempo dovuto e non rimandato, certo, per la  donna che lavora diventa molto più difficile, ma ciò non significa che non possa adempiere in modo esemplare il proprio ruolo, tutto però sta a mio avviso, in una buona organizzazione della coppia.

            È sempre lei dunque, che ascoltando e facendo propri i problemi presenti nel nucleo, consiglia ed incoraggia contribuendo validamente a prendere le decisioni finali riguardanti la famiglia ed i suoi contorni, una sorta di psicologo a tempo pieno, il lavoro più pesante e gravoso che una donna possa mai fare, mestiere non riconosciuto e mai retribuito.  

             Quindi, il lavoro per la donna che ben venga, ma bisogna anche valorizzare ed agevolare il difficile ruolo della casalinga, che purtroppo ancora è troppo sottovalutato.

            Ad onore del vero, si può in effetti dire, che oggi alcune cose stanno cambiando, infatti, vediamo come sempre più uomini si prendono amorevolmente cura della prole, basta sapersi dividere le mansioni, usufruendo con il dovuto buon senso, delle leggi che tutelano la famiglia e la donna.  

            Da quanto si è ampiamente espresso, risulta evidente come il lavoro sia l’unica risorsa di sostentamento dell’uomo e di come esso andrebbe tutelato e valorizzato, non dimenticandosi neanche dei diversamente abili, categoria ancora da integrare pienamente nella società, integrazione che raggiunge il suo culmine proprio in un impiego che risponda sia all’esigenza che alle attitudini del singolo individuo.
                                                                                                                                                                                                                                                                                       Randazzo lì 06/09/2007
Vera Guidotto

                                                                                                                   IL MIRACOLO DEL NATALE.

 

In una serata fredda  e nevosa, alla vigilia del Santo Natale, a Randazzo, un paesino di 12000 abitanti, una giovane  donna in carriera, essendo presa dai propri affari, e facendo una  vita molto frenetica e caotica, sia sul piano professionale che, soprattutto su quello personale, tornando a casa, si stende sul divano e cadendo in un sonno profondo, ma alquanto agitato,  fa uno strano sogno.

       La nostra protagonista sogna infatti di fare un lungo viaggio tra i vari quartieri del paese, con una guida d’eccezione, strana a vedersi, ma pacifica e soave, quasi come se fosse un angelo.

Nel suo sogno, lei, con questa figura angelica, si incammina tra i vari quartieri di Randazzo, in uno dei quali vede un bambino di nome Luca intento a fare il suo bel  pupazzo di neve; una volta finitolo, si reca a cercare il suo  amico del cuore, per fargli vedere il suo capolavoro,Luca infatti si precipita a casa di Massimo esclamando gioiosamente e con orgoglio: “Dai vieni! Esci, vieni a vedere”! Massimo assonnato strofinandosi gli occhi per svegliarsi un po’, disse: “Che cosa c’è Luca!” Luca ribadisce: “Ho fatto una cosa che voglio farti vedere dai! È bellissimo vedrai” “Ma cos’è?” Chiede Massimo, l’amico risponde: “Ho fatto un pupazzo di neve,” “E chi ti ha aiutato a farlo?” Risponde Luca: “l’ho fatto io da solo ed è venuto benissimo, vieni a vederlo, dai, ci giochiamo assieme” “Ok aspetta, fammi vestire e scendo subito” Luca risponde “Ok fai presto! Ti aspetto qui”.
Dopo pochi minuti, Massimo scende  “Eccomi qui, andiamo”. I due bambini corrono verso casa di Luca, Massimo dice stupefatto: “Ma è stupendo! Sembra vero! Come hai fatto a farlo?” Luca gli risponde: “Stavo giocando con la neve, mi arrotolavo su di essa, facevo delle palle di neve tipo questa vedi?” Mentre lo diceva, gliene ha gettata una in faccia, Massimo replica: “Ah si! Vuoi la guerra! E guerra sia! E cominciarono a giocare allegramente per parecchie ore.

 La donna, ancora presa dalle sue cose, non capisce il senso di tutto ciò e chiede in maniera un pò scontrosa al suo strano accompagnatore: “Ma perché siamo qui? E poi tu chi sei? Io voglio solo dormire, domani ho una riunione importantissima, la quale potrebbe fruttarmi un sacco di quattrini, non ho tempo di guardare quattro mocciosi che giocano, dai! Portami subito dov’ero! Capito?” Disse con un tono decisamente aspro ed alterato.
L’angelo replica con voce pacata ma decisa: “Io ti conosco meglio di te stessa, tu non sei così in realtà, rilassati e per una volta, apri il tuo cuore all’amore”. La donna con un sorriso di chi non vuole scoprirsi, ma nascondere la sua reale natura, perché forse troppa dolorosa, ribadisce: “Ma che puoi saperne tu di me? Di come sono fatta? Figurati! Non sai neanche chi sono!! Andiamo forza!” L’angelo le parla ancora: “D’accordo, vuoi andare?” La giovane donna risponde “Oh finalmente! Si, andiamo!” Ed immergendosi in una fitta nebbia, si trovano dinnanzi una casa un pò malandata con una donna vedova ed una bambina di otto anni da crescere, i cui unici amici erano: il caminetto acceso, un piccolo alberello che la bambina si accingeva ad addobbare unicamente con della carta colorata ed una stella in cima, con piccoli batuffoli di lana bianca per fare la neve, e della musica natalizia.

La bambina, dopo aver addobbato con cura il suo albero con l’aiuto della mamma, felice di come era venuto, si mette vicino al caminetto acceso, ed ammirando la candida neve coprire tutti i tetti, le strade, le auto e gli alberi, canta allegramente le canzoni natalizie, con il cuore sereno e colmo di gioia, avendo la certezza che il suo papà dall’alto dei cieli sta cantando come lei, infatti, cantate le prime canzoni, chiede alla madre: “Mamma, tu che pensi, papà ci vede? Mi starà ascoltando?” Risponde la madre: “Certo piccola mia, il tuo papà starà di certo canticchiando con te e ne è felice, canta ancora figlia mia.” La bambina, rincuorata di tali parole, continua a cantare, osservando, fiocco a fiocco, lieve, lieve, la candida neve.

A questo punto, dopo una lunga contemplazione, accompagnata da un fitto silenzio verbale, la giovane donna, improvvisamente avvertì un tonfo al cuore, un misto di pena, rabbia, tristezza, dolore e tenerezza, in forte contrasto con i sentimenti provati fino adesso, come: freddezza, intolleranza, ostilità, avidità, e il suo essere calcolatrice. Facendo appello a tutta la sua forza interiore, disse a voce alta, come un segno d’ammissione e colpevolezza: “Ma che razza di donna sono? Cosa ho fatto della mia vita? Nulla! Proprio nulla!” Lasciandosi finalmente andare in un pianto sincero e liberatorio, l’angelo appoggiandole la mano sulla spalla, le disse: “Buon Natale ragazza mia, adesso si che è Natale, sii felice” e dandole un bacio in fronte, scomparve lentamente circondato da una luce bianca.

Dopo  queste ultime parole, la donna si svegliò in lacrime di gioia, con la voglia di vivere una nuova vita, amando e rispettando il prossimo, scrollandosi per sempre di dosso quella maschera che l’aveva sempre accompagnata, e  telefonò per la prima volta a parenti ed amici, a partire dalla madre per gli auguri di Buon Natale, persino ai condomini, alla gente che passava e che non aveva mai salutato, augurava Buon Natale.

Camminando camminando, fece mentalmente una profonda considerazione; “Si può essere ricchi, si può essere famosi, puoi possedere case, azioni, yacht,  ma se in qualunque cosa che fai o dici, se nella tua bravura, nel tuo potere, e nella tua notorietà, non ci metti un pò d’amor e generosità, nella vita sarai sempre una nullità ed è proprio questa la vera strada per andare incontro alla vera felicità”. 

Italiano: Buon Natale! Inglese: Merry Christmas! Francese: Bon Noel! Tedesco: Freve Wainachten! Spagnolo:  Bueno Navidad!

  Vera Guidotto

                                                                                                                                                                                                                                                                                                Randazzo lì 02/11/03              

 

                                                                                   INFINITAMENTE PICCOLI.

 

In uno dei miei pellegrinaggi a Siracusa, mi colpì molto l’argomento trattato in quei  giorni, ossia la Roccia, che simboleggiava la nostra Fede e le pietre che ovviamente siamo noi uomini.
Infatti, siamo noi, semplici pietre, che nutrendoci ogni giorno della parola di Dio, costruiamo passo dopo passo, la nostra Roccia, ovvero la  vera Fede, basando la nostra vita su di essa, anziché sulle false lusinghe che ogni giorno ci vengono prospettati come modelli  da imitare.
Lo stesso paragone lo si può senz’altro fare con dei semplici mattoni, spesso neanche visti e considerati perché sotterrati, che in se per se considerati piccoli ed insignificanti, ma che hanno un’importanza davvero notevole se solo noi ci pensassimo un pò su.
 Infatti, senza dei semplici mattoni, come si costruirebbero le case?
 La medesima domanda può essere posta anche in un altro modo: Senza Dio, che senso avrebbe la nostra esistenza?
Lui  è il nostro mattone, e ci invita a sua volta ad essere mattoni solidi e veri costruttori di pace, gioia, amore e bontà così come fa Egli con il più piccolo dei suoi figli.
Nella storia del Cristianesimo, vi sono sempre stati degli uomini e delle donne che hanno fatto della loro povertà materiale una grandissima ricchezza spirituale, donandosi anima e  corpo a Dio e ai suoi figli, senza riserve: Un esempio più che tangibile ci è stato  dato da Madre Teresa di Calcutta, oggi Beata agli onori  dell’Altare,  la quale abbracciando sorella povertà, visse giorno dopo giorno quasi nell’anonimato, ma che con la sua preghiera umile ma viva e con le  sue opere cristiane ed umanitarie, ha riscosso un baccano negli animi della gente, tale da riuscire a sciogliere anche i cuori più freddi, piegando l’odio solo con la forza dell’amore, lo stesso amore umano e cristiano che la spingeva quotidianamente a curare i lebbrosi, alleviando il più possibile le ferite dell’anima assieme a quelle del corpo.
Madre Teresa, come anche Papa Giovanni Paolo II, fu solo una piccola donna che decise di essere povera tra i poveri, decise cioè di essere l’ultima, proprio come quel mattone sotterrato che non si vede, ma c’è.
Essere dei veri Cristiani significa proprio questo, essere umili e riconoscere che ciascuno di noi, di fronte al creato, è poco meno che nulla, se nel cuore non ha la vera Fede, e non parlo di certo  della  fede per convenienza che diciamo di avere ogni qualvolta la vita ci mette a dura prova con i nostri piccoli o grandi problemi, bensì la Fede che ad un certo punto della nostra vita, entra in punta di piedi nel nostro cuore e ci fa fare magari cose che prima erano per noi inimmaginabili, ma fatti con un’autentica Fede diventano naturali e spontanei come i gesti affettuosi dei bambini.
I bambini per  l’appunto, come diceva Giovanni Paolo II, sono fiori, bellissimi e delicati, infatti, chi impedisce ad un bambino di venire al  mondo, o peggio ancora, negargli una vita serena e dignitosa, commette uno dei reati più gravi, è come se si calpestasse un bel  prato di fiori, è come dire  no all’amore, no alla  vita che Dio  ci dona, è  come dire no al futuro stesso, visto  che i bambini di oggi, saranno gli uomini di domani, quindi la nostra speranza per l’avvenire.
 Madre Teresa e Giovanni Paolo II, si sono fatti strumento di Dio Padre, affidandosi anche alla Madre Celeste, facendosi guidare dal suo amore Misericordioso, consolando i più piccoli dei piccoli,  che con la loro umiltà possono davvero cambiare il mondo, a differenza dei superbi, che con la loro mania di falsa grandezza, perdono facilmente di vista i veri valori della vita.
Giovanni Paolo II è stato per  me un Papa davvero straordinario, che durante il suo lungo pontificato, non si è fatto mai prendere la mano dal suo potere, anzi, è sempre stato un uomo sensibile alle vere problematiche dell’umanità, avendo una parola di conforto per ogni singolo individuo, sia esso povero, ricco, sano o sofferente, difendendo anche i diritti dei lavoratori, i diritti delle donne, con consigli concreti, parole dunque no di pietismo, ma di reale comprensione, donando a chiunque più dignità e la forza necessaria per far fronte a quel determinato problema.
Naturalmente ci sono stati e ci sono tutt’oggi molti altri uomini e  donne che nella loro vita hanno lasciato o lasceranno senza  dubbio la loro impronta con le proprie opere di carità ed amore, ma se ci troviamo oggi a  parlare di Madre Teresa e di Papa Giovanni Paolo II, non è di certo per sminuire gli altri grandi uomini di fede, ma semplicemente perché sono stati personaggi recenti il cui ricordo è ancora molto vivo e caro nei nostri cuori, prendiamo dunque esempio da loro! Diventiamo anche noi mattoni semplici ed umili! Uniamoci tra di noi e ad altri, diventiamo anche noi mattoni infinitamente piccoli ma solidi, e costruiamo la nostra casa, ossia la nostra vera Fede! 

Vera Guidotto

                                                                                                                                                                                                                                                                                       Randazzo lì 02/07/2006

                                                                                                        LE STAGIONI DELLA VITA.

 

Ogni vegetale,  ogni animale, ogni essere umano, proprio perché è nella sua natura, attraversa vari stadi nella propria esistenza: nascita, crescita, riproduzione, maturità e morte.
Se paragoniamo le varie fasi della vita al ciclo biologico ed esistenziale, potremo benissimo constatare che l’uomo, così come gli animali o le piante, non esiste così, per caso, egli infatti, segue il suo ciclo naturale, dapprima inconsapevole e se vogliamo involontario, come appunto la nascita, momento apparentemente meraviglioso, ed in effetti, la nascita di un bambino è sempre un evento  gioioso, perché esso è il  frutto benedetto di un amore, è dunque il completamento di un sogno di ogni donna, ma per un bambino cos’è la nascita?
Se un neonato potesse parlare sin dal momento stesso della nascita, direbbe “Che  succede? E tu camice bianco fai piano! Faccio già tanta fatica ad uscire! E  non mi tirare così! ma dove mi portate? Qui sto così bene!” Inizia dunque a vivere, o meglio, inizia la dura lotta per la sopravvivenza, perché fino a qualche  istante prima, il bambino era in un luogo protetto, sicuro, dove poteva alimentarsi autonomamente, mentre adesso avrà bisogno sempre di qualcuno per soddisfare ogni sua piccola ma grande necessità. La nascita è dunque paragonabile alla primavera, quando i fiori  sbocciano di una fantasia multicolore da far brillar gli occhi, con quel profumo che emanano nell’aria. La primavera è la stagione più vitale, dinamica e piena di prosperità.
Non a caso è proprio la primavera la stagione degli amori per alcuni animali, inizia infatti l’accoppiamento, non privo di fatiche e pericoli, è tempo quindi per certi esemplari di darsi da fare, prima per procurarsi il cibo, le provviste, poi per riprodursi portando avanti la specie, così come il bambino divenuto ormai ragazzino, dovrà affrontare una fase tanto bella, quanto delicata e difficile, inizia così l’età scolare, nella quale sarà chiamato ad imparare nozioni utili alla propria crescita culturale,  sociale e morale.
Inoltre questa, è la fase in cui il ragazzino comincia a trovare un certo interesse per l’altro sesso, scoprendo a proprie spese le prime gioie e dolori dell’amore, entrando così nella fase adolescenziale, la quale tutto sommato si può definire il passaggio tra la primavera ed un’altra bellissima stagione, l’estate.
Così come l’estate, stagione molto feconda per tanti altri esemplari animali, e la terra molto fertile, producendo finalmente i tanti attesi frutti, per cui si era tanto lavorato nella stagione precedente, così il ragazzino, divenuto ormai più grande, da libero sfogo, tanto alla sua voglia  di riposo, dopo il duro e noioso anno scolastico, quanto al suo desiderio di divertirsi, facendo nuove ed eccitanti esperienze, stavolta però un po’ più consapevole, inizia finalmente a lottare per qualcosa in cui crede veramente, cercando di dare forma ai suoi desideri, e questo lo si nota soprattutto dal modo in  cui si approccia con l’altro sesso, egli appare infatti molto più sicuro di sé, malgrado gli innumerevoli ed inevitabili fallimenti sia sul campo sentimentale, che su quello socio-lavorativo, ricevendo per l’appunto le classiche batoste della dura e fredda società.
Ora si, che prende davvero coscienza del fatto che deve necessariamente cavarsela con le proprie forze, perché adesso può contare su pochissime persone dato che sono tutti seriamente impegnati a seguire, così come lui, chi i loro sogni, chi le loro ambizioni socio-lavorative,  chi i loro progetti per il futuro, cercando magari di formarsi una famiglia solida ed unita, impresa di certo molto ardua e purtroppo non sempre realizzabile.
Trascorrono inesorabili i giorni, i mesi e gli anni, e senza quasi accorgersene è già arrivato l’autunno, i frutti ormai maturi cadono già dagli alberi, come anche le foglie. È  tempo  di raccogliere ciò che si  era seminato.
L’uva ormai matura aspetta d’essere raccolta, poiché pronta per produrre dell’ottimo vino, e l’uomo, vivendo anch’egli il proprio autunno, si prepara con l’ormai acquisita saggezza, donatagli e dall’età, e dall’esperienza, a mettere nel cassetto i propri sogni che un tempo erano l’unica sua ragione di vita, per aiutare magari a realizzare quelli dei suoi figli, i quali rappresentano ora più che mai l’unico suo vero bastone della vecchiaia.
E anche l’autunno è ormai tramontato, la natura si assopisce, le giornate si accorciano sempre più, è l’inizio della stagione finale. Il gelido e tempestoso inverno, che,  con la candida e gelida sorella neve ricopre la terra omai stanca, accompagnandola nel suo  lungo e beato sonno, comincia sin da  adesso a fertilizzarla, mettendole i piccoli semi i quali, col passare dei mesi, produrranno nuovi frutti.
 Così l’ormai anziano e saggio nonnino, ricordando i bei tempi passati, aspetta sereno sorella morte corporale, mentre forse chissà, proprio di là, nell’altra stanza, una giovane donna sta dando alla luce una  nuova vita, un piccolo ma prezioso bocciolo, che segnerà la fine di un ciclo, di  una stagione, di un anno, e perché no, la fine di un’Era, per darne spazio ad un’altra, la quale, seppure con le medesime caratteristiche di quella appena trascorsa, è del tutto diversa nel modo di compiersi.
Perché, si sa, tutti nasciamo allo stesso modo, ma cambiano i tempi, gli usi, i costumi, così come cambia la vita di ciascun individuo ed il suo evolversi nel corso dei giorni, dei mesi, degli anni, e dei secoli avvenire, facendo di ogni essere, sia esso vegetale, animale, o umano, un essere speciale, raro, anzi no, unico. È proprio per questo penso che la vita andrebbe maggiormente valorizzata, apprezzata e rispettata, e questo credo sia una verità  che mette tutti d’accordo, dai credenti e non, dai naturalisti, dai poeti, scrittori, filosofi e gente comune.  
 

Vera Guidotto                                                                                                                                                                                                                                                               Randazzo 28/01/2004 

 

 

                                                                                                 LE BARRIERE DELL’AMORE.

 

LA TRAMA

Una ragazzina disabile, entrata  da poco  nel gruppo dell’Unitalsi per  evadere un po’ da quella  vita che tanto le  stava stretta, stretta  non perché non facesse una  vita normale, anzi, tutt’altro, ma stretta perché le  mancava un  amore da  vivere, cercando all’interno dell’associazione la forza di emergere, timida, chiusa in  sé, con un sorriso bello, raggiante, ma aimè finto.

Fiamma,  cosi si chiamava la ragazza, dopo una decina d’anni, è maturata parecchio raggiungendo un buon equilibrio psico-fisico, diventando finalmente spigliata e socievole, uscendo fuori anche il suo umorismo, insomma adesso Fiamma è forte, adesso sa o meglio, crede di aver capito come non farsi fregare da eventuali cotte.

 Passano 4 anni e conosce Angelo, un nuovo barelliere, il  ragazzo è un tipo attivo e dinamico, e si mostra disinvolto  con  lei, ma Fiamma prova nei suoi confronti un’immediata antipatia  a pelle, antipatia peraltro immotivata ed inspiegabile, antipatia molto forte, e lo ignora. Angelo da buon  barelliere, invece, la tratta normalmente, ignaro di questa  antipatia che la ragazza nutre  nei suoi confronti. I due giovani  facendo lo stesso cammino all’interno della sottosezione, frequentandosi per le attività unitalsiane, stanno spesso  a stretto contatto, lei inizia finalmente a sciogliersi  guardandolo con occhi diversi, non con amore, ma almeno abbassa la  guardia, iniziando a stimarlo sia come  volontario  che come  amico, cominciano pian piano a  comunicare ed a scherzare come si  fa tra amici, i  due sembrano  aver raggiunto una discreta  sintonia, ma dopo quattro anni o poco più, partecipando ad un ritiro fuori paese, chiaramente con la propria sottosezione, una sera si  trovano  a parlare di loro stessi, come mai avevano fatto.

DIALOGO REALE TRA  FIAMMA ED  ANGELO.

 Fiamma  per  rompere il ghiaccio dice: “Sai Angelo, poco fa, ripensando all’imminente carnevale, mi è venuto in mente che sarebbe  carino se  quest’anno ci inventassimo qualcosa di attuale” Angelo rispose: “Tipo? Dai dimmi!” Fiamma replica: “Dunque io pensavo alla sanità, pensa che bello, potremo mettere in risalto la  mala sanità, mizzica oh per fare un  lastra  dobbiamo  aspettare  sei mesi! È  assurdo! E per non parlare poi di come sono combinate le strutture  ospedaliere,  che le persone entrano  con qualche problemino ed ascono stecchiti,  ricordi  quella donna morta dopo essersi operata di appendicite, solo perché i medici  attenti come sono, avevano dimenticato una garza nello suo stomaco? È davvero  il colmo!” Angelo disse: “Si, ricordo quell’episodio, siamo proprio nelle mani di nessuno  ormai, anzi,  siamo nelle mani Dio!
Il tema sarebbe  ottimo, però sinceramente non so se un carro simile sarebbe tanto facile da realizzare con voi in carrozzina, ci  vorrebbe qualcosa di più semplice, capisci?” Fiamma  parla ancora: “Si in effetti  è un po’ complicato, va  beh dai fatti  venire un’idea tu, io la mia l’ho sparata! Qualcosa  ti verrà in mente di sicuro”, Angelo ribatte: “Ma si certo, qualcosa ci verrà in mente!  Ma dimmi, tu che stai facendo di bello  in  questo  periodo?” Fiamma una volta essersi rilassata, gli apre un po’ il suo cuore,  dicendo: “Io che faccio di bello? Purtroppo in questo periodo  spreco  il  mio tempo a chattare,  cercando nel  virtuale quello che non riesco a trovare nella vita reale, capisci?”dice un po’ imbarazzata. Angelo rispose: “Si ho capito”  non aggiungendo altro.

Fiamma, per  cambiare argomento dice: “Chiamiamo a Giada? Dai la stuzzichiamo un po’ che dici?” Il ragazzo rispose: “E va beh chiamiamoci a sta Giada!” Risponde Fiamma: “Che sei fino! Meno male  che è la tua ragazza, la galanteria non si chiama uomo!” Disse con un tono scherzoso e sorridendo, Angelo ribatte: “Le sto chiamando visto?” Fiamma rispose: “Bravo, così si fa” Angelo; “Pronto, ciao Giada, sono qui con  Fiamma e abbiamo  pensato  di chiamarti,o meglio Fiamma  ha pensato di chiamarti!” Giada dall’altra parte del telefono risponde: “Ci credo, se fosse stato per te, buonanotte! Ma come va lì?”Angelo le risponde facendo un po’il  buffone:”O ma qui va alla  grande! C’è un sacco  di gente, un  sacco di belle ragazze!”Mentre diceva ciò, fingeva di salutare e parlare con i passanti,”Ei  ciao, si, arrivo  subito” mentre continuava a parlare al cellulare con Giada, “Visto mi stanno aspettando” e continuò così per un po’. Fiamma divertita dalla pagliacciata  a cui stava assistendo,  disse a  voce alta,in modo che Giada sentisse, “Non credere a questo pagliaccio, non c’è un cane! Dai Angelo, passamela, fammela salutare,” tirandogli  il cellulare delle mani, continuo a parlare con l’amica: “Ohi Giada ciao, non credere  ad Angelo, vuole fare  il malandrino” Giada rispose: “Si, l’avevo capito” Fiamma replica: “Qui non c’è niente da pescare né per Angelo, né per me, per me poi! Che  ci deve essere? Figurati!” disse ridendo, rispose l’amica: “Uffa Fiamma, non fare la melodrammatica come al solito tuo, perché ti  chiudo il telefono in faccia, devi metterti in testa  che se è destino, anche  tu troverai l’amore” Fiamma risponde umoristicamente: “Io troverò i gelsi, altro che le more! Giada replico: ahah molto divertente! Che  spirito di patate  che hai! Comunque io sono sicura che lo troverai” Fiamma ribatte: “Se lo dici  tu! Io figurati, sono qui  che aspetto, ok Giada, adesso ti passo il  tuo boy friend a presto, ciao” Giada: “Ok Fiamma, però ti voglio su di morale, ok?” Fiamma rispose: “Ok, caso mai mi farò sollevare  da Angelo, che fra l’altro sto scivolando davvero! Aiutoooo! Disse con un  tono spaventato ma divertito e restituì subito il telefonino all’amico, il quale disse: “Scusa  Giada, devo chiudere, Fiamma sta  scivolando davvero!”  E chiuse aiutando Fiamma a  mettersi bene sulla sedia, Angelo: “Oplà! Ok?” Fiamma lo rassicurò, “Si, si, grazie, tutto a posto, stavo leggermente scivolando!” Replicò Angelo: “Guarda,  non l’aveva capito  nessuno! Ma proprio nessuno  sai?” La  ragazza disse: “Che vuoi, io faccio le cose alla luce del sole, anzi  no scusami,  al chiarore della luna!”  Il ragazzo  le  disse:  “Andiamo  va! Andiamo a berci  qualcosa” Lei disse: “Dai Angelo, non mi sono spaventata così  tanto!” Angelo le disse: “Mica ti porto al  bar  per questo! Non posso  offrirti qualcosa? Dai, il bar è qui” e si recarono al  bar li vicino, Angelo disse: “Io prendo una red bull”  Fiamma:”No, io vorrei qualcosa di dissetante, mi  basta un po’ d’acqua tonica” Angelo disse: “ok”e ordinò da bere.

Una volta arrivate le bibite, il ragazzo da buon barelliere porge  l’acqua tonica  a Fiamma, la  quale esclamò con voce carina: “Oh grazie  mio baldo cavaliere!” Angelo rispose con  altrettanta gentilezza: “Ma prego  signorina” e mentre consumavano le  bevande, parlano  ancora, Angelo dice: “Bene, adesso possiamo andare a letto” poi aggiunse  con tono malizioso ed a bassa voce: “Insieme intendo” Fiamma gli rispose, cercando di non scomporsi: “Si come no, così io vengo pugnalata e tu vieni difettato, penso  che ancora il gioiellino ti serva ancora!” Lui risponde: “E mica glielo dobbiamo dire” Fiamma replica:”Si, si, va beh!” Mentre diceva ciò, rideva, ma nella sua mente le balenò un pensiero galeotto: “Ma magari Dio qualcuno si decidesse! È che nessuno mi vede così, figurati tu!” Dopo questo pensiero, ritornò subito in sé, non perdendo il suo ormai noto autocontrollo e disse: “Torniamo  alla base?” Rispose Angelo: “Che c’è, hai sonno? Non è da te andare a letto presto” Fiamma rispose: “Si, hai ragione, è che stanotte non ho dormito bene” l’amico chiese: “Pensieri molesti?” La ragazza rispose sorridendo e grattandosi  la testa: “Già,  a  volte capita” Angelo: “Ok andiamo” e facendo ritorno si sedettero ancora un po’ a solito posto, chiacchierando ancora: Fiamma disse: “Giovanni  dov’è?” Angelo risponde con la sua voce squillante: Giovanni? Quello è da tre ore che dorme!” Risponde  lei: “Davvero? È a letto? Boh è troppo strano, da quando si è  sposato  è cambiato  troppo, prima  era allegro, vivace, ora è  apatico, quasi spento” Angelo rispose: “E si, è vero” Fiamma domandò ancora: “E  gli atri dove sono finiti? Paolo, Nino, Padre Samuele e Stefano?”  Angelo le rispose: “Beh, loro dovresti  immaginarlo, sono usciti, Giro Turistico!” La ragazza replicò: “Li  conosco i loro Giri  Turistici, a  quest’ora saranno a rimorchiare, che non lo so? I  cretini siamo noi che  siamo qua”  disse sorridendo.

FINE DIALOGO TRA FIAMMA ED ANGELO.

 

ENTRATA IN SCENA  DI UNA DAMA.

Bianca, una delle dame della loro sottosezione, rivolgendosi a Fiamma  con tono  normale: “Allora  signorina, che si  fa  ora?” Fiamma come  solo rare  volte faceva: “Si Bianca,  andiamo a  letto, stasera  non oppongo resistenza” e salutato  Angelo si ritirò in camera, dopo aver aiutato  la ragazza a coricarsi, Bianca  le disse: “Apposto? Ascolta, manco solo un minuto, vado a fare un peccatuccio” La ragazza rispose: “Sigaretta eh!” Bianca rispose: E già” Fiamma  disse sorridendo: “Vai tranquilla,  io sono  apposto”.

INIZIO CONSIDERAZIONI DI  FIAMMA

La ragazza si sente stranamente appagata, contenta, e prima di addormentarsi, ripercorre mentalmente  la serata  appena conclusasi, guardando la porta pensa: “E se venisse ora?  Magari! Si va beh, quello starà pensando a me, si, figuriamoci!” quando  ad un tratto si dice ad alta voce: “ E dai! Fiamma basta! Spegni il cervello adesso e dormi, su  basta pensare” e dopo un po’ si  addormentò.Il  giorno  seguente , dopo una breve permanenza  li, ritornarono tutti a casa.

INNAMORAMENTO  DI FIAMMA.

 Tornando a casa, la ragazza, ripensa  più volte a  quella  sera, ed  inizia a vedere Angelo con occhi ben diversi. Capisce molto bene di starsi innamorando per l’ennesima volta, ma  non lo accetta, facendo finta di nulla, si  comporta quindi normalmente, almeno così  fa apparire, ancora una  volta è costretta a camuffare i propri sentimenti,  facendo  di tutto per non far  trapelare nulla, la sua spontaneità è adesso molto verosimile, ma non è più reale.
La giovane donna, una  notte  fa un bellissimo sogno, praticamente il sogno più bello della sua vita,  sogno che avrebbe  voluto tanto vedere realizzato.
 In questo sogno succede la seguente:
IL SOGNO.

Angelo un giorno va a trovare Fiamma: “Salve signor Pappalardo, come sta?” Dice stringendo la mano del padre della Ragazza, il signor Michele lo saluta con piacere: “Ciao Angelo, bene grazie, cerchi mia figlia?” Angelo risponde: “Si, vorrei parlarle” il signor Pappalardo replica: “Beh, che aspetti? È in camera sua, vai pure” Angelo ringraziandolo va subito da Fiamma.  La ragazza, essendo al computer, appena lo sente chiude subito la chat  e  si mettono a parlare:  Angelo con molta disinvoltura: “ Ciao Fiamma, come stai?” Lei:  “Ehi ciao, chi  ti porta da queste parti?” Lui risponde: “ Scusa non posso venire a trovare un’amica?”E le siede accanto, lei con una voce triste, e accennando un sospiro, dice: “Già un’amica!”  Angelo ribatte: “Beh? Cos’è questo tono triste? Cos’era quel sospiro?” Mentre dice ciò, accenna una tenera carezza sul viso, lei cercando di non scomporsi, sdrammatizza: “Ma dai scemo! Niente! Mi è venuto così,  capita no?” Mentre lo dice, gli fa un bel sorriso, Angelo: “Ecco, così va già molto meglio,sei così bella quando sorridi” Fiamma: “Bella io? Ma dai non farmi ridere! Eheheh” Fiamma ride per  evitare d’arrossire, Angelo con tono spiritoso le dice: “Ehi ragazza che fai, ti prendi gioco di me? Non ti permettere sai!” Fiamma con la stessa  risata parla ancora: “No, scusa Angelo, non rido di te, non mi permetterei mai” dice con tono spiritoso e chiede: “E a Giada dove l’hai lasciata?” Angelo, risponde grattandosi la tasta: “Ti riferisci a Giada Giada?” Fiamma ribatte: “Si, Giada, ehi! Sveglia! Hai presente la tua ragazza? La mia migliore amica? Perché non è venuta con te? Mi avrebbe fatto piacere vederla” dice come se si volesse auto convincere di non amarlo, mettendo a tacere il suo cuore, ed il desiderio di digli tutto, Angelo le risponde a fatica ma con la voglia di confessarle che forse si è innamorato di lei, alzandosi in piedi, mettendosi dietro di lei, appoggiandole le mani sulle spalle in segno d’affetto, e tenta di  risponderle: “Vedi, io e Giada”…….. e sospende un attimo di parlare, e spostando un po’ lo sguardo sulla stampante, avvista qualcosa, un foglio, legge il titolo: “Il treno sbagliato” e dice: “E questa? Una nuova poesia?” Fiamma che si era dimenticata di averla stampata e si agita dicendo: “No, non è niente, lasciala perdere,non è  nulla davvero, poi aggiunge, non leggerla ti prego, non voglio!” Ma lui la legge comunque, la povera Fiamma disperata lo rimprovera: “Ma come osi ficcare il naso tra le mie cose?” Cercando di strappagliela dalle mani  senza riuscirci, Angelo continua a leggere, man mano che legge è sempre più felice, appena ebbe finito le siede nuovamente accanto  dicendo: “Fiammetta, ma allora tu mi ami?” Ma Fiamma risponde: “Ma piantala! Certo che no, dai, vai a fatti una doccia fredda e vai da Giada e non dire più queste cretinate!” Angelo le parla ancora: “Cara Fiamma, ho lasciato Giada” Fiamma lo interrompe bruscamente: “Cosa? Tu e Giada vi siete lasciati? Perché? Ma siete impazziti?” Angelo risponde: “Basta Fiamma, è giunta l’ora che ci togliamo queste stupidissime maschere, io ti amo, si. Ti amo, a Giada l’ho amata, ma non è lei la donna della mia vita,il mio posto è con te mio vero amore” Fiamma risponde agitata, emozionata, confusa: “No no caro mio, tu non mi prendi in giro, no, troppe volte mi sono innamorata di un sogno,no, non mi farò ferire da te! Ma poi, io  che vita potrei offrirti! Cosa diranno gli altri? Mio Dio, poi c’è Giada, la mia migliore amica! Sei pazzo! Angelo oh! Torna in te!” Angelo risponde: “Hai finito di sparare minchiate? Ora ascoltami bene, non voglio illuderti né farti del male, non chiedimi come caspita sia successo perché non lo so,forse quella sera o poco dopo,non lo so, so solo che mi sono innamorato come un baccalà di te, io vedo te,il tuo cuore i tuoi occhi, non mi interessa dei giudizi o pregiudizi degli altri, chi ci capirà bene chi ci volterà le spalle peggio per loro, io non vedo la tua sedia,ma è te che vedo” Fiamma lo guarda in lacrime e dice: “Brutto stronzo, mi ami davvero, davvero?” Angelo se l’abbraccia tutta e dice: “Si, questo stronzo ti ama davvero, ma dimmi, con i tuoi genitori come siamo messi?” Fiamma risponde con gioia: “Angelo, ti amo anch’io, è una vita che ti aspetto, ti amo, ti amo,non lasciarmi mai,dovremo lottare  contro tutti, ma non contro i miei genitori, loro saranno più felici di noi, sempre se questo è possibile!” Angelo parla ancora: “Hai visto che non siamo soli?” Accarezzandole ancora il viso con amore, ed aggiunge ancora: “Ce la faremo vedrai!” mentre sono abbracciati, arriva la signora Eleonora, madre di Fiamma, e appena li vede, sussulta di gioia esclamando: “Ragazzi miei! Non mi dite che voi?” non riuscendo a finire la frase per la forte commozione. Fiamma esclama felice: “Mamma, si, è proprio come pensi, è un miracolo, il mio Angelo mi ama, adesso si, che sono davvero felice, non so dirvi quanto!” La madre corre subito ad abbracciarseli, dicendo: “Ragazzi siate felici! Che Dio  vi benedica, sempre!”

FINE DEL  SOGNO.
 Fiamma una volta svegliatasi, ancora una volta nella sua realtà, pianse per l’ennesima volta lacrime amare, non riuscendo  a trattenersi e  dopo essersi sistema  un po’  aspettò  di essere sola per scrivere una lettera ad Angelo, lettera che non avrebbe avuto il  coraggio di spedire, o forse  chissà, avrebbe  voluto essere scoperta, anche indirettamente,  solo da  lui però.

LETTERA PER  ANGELO.
Carissimo Angelo, scrivere queste righe mi fa male, molto male, è successo ancora, mi sono innamorata, e di chi poi! Proprio dell’unico uomo che non posso avere, non dovrebbe essere  una novità per me, ho passato tutta la vita ad innamorarmi di ragazzi che non mi hanno considerata nemmeno una donna, ma per lo meno però erano dei cretini e soprattutto non erano fidanzati con la mia migliore amica, si, hai capito bene, mi sono innamorata di te.

 Stavo così  bene prima! Si, ho sempre cercato e desiderato l’amore, ma non ero mai scesa così in basso, innamorarmi del ragazzo della mia migliore amica, o mio Dio no! Questo no! Ho mentito a tutti, a te, a Giada, a tutti, ma come sempre ho provato, e credimi mi sono impegnata molto, ho mentito soprattutto a me stessa, ancora una volta volevo auto convincermi di non amarti, ma adesso non ce la faccio più, io ti amo, ti amo! Se solo tu fossi fidanzato con una qualunque  altra, troverei il  coraggio di dirti che ti amo, ma così no, no potrei mai, o meglio se tu mi avresti dato anche solo un segno, troverei il coraggio di dichiararmi, e la cosa peggiore è proprio questa, cioè se tu per assurdo mi amassi, tra il tuo amore e l’amicizia di Giada, sceglierei purtroppo il tuo amore, dico purtroppo perché in genere gli uomini passano, gli amori vanno e vengono  mentre le vere amicizie restano  e questo è vero, ma se io rinunciassi all’amore se pur per una bella e sincera amicizia, rischierei forse di buttar via l’unica occasione d’essere felice, ecco perché non avrei dubbi a scegliere te, ma visto come stanno le cose,  l’unica cosa che voglio fare adesso, è cancellare questo mio sentimento per te, peraltro nato davvero dal nulla, non so  nemmeno io perché proprio tu, infondo non abbiamo mai avuto nulla in comune a parte il  nostro umorismo, quindi perché tu? Perché CASPITA TI AMO? Credimi,  non lo capisco, forse il mio cuore, dopo tanti anni di buona condotta, si è stancato di fare il bravo bambino mettendosi a  fare lo scemo con l’uomo sbagliato, e sai qual è il colmo? È che tu all’inizio mi eri addirittura antipatico, certo che la vita è proprio strana eh! Infondo l’amore è un sentimento  del  tutto irrazionale e così è successo di nuovo,  ma ora basta! Devo assolutamente dimenticarti, con la speranza che la prossima volta che mi innamorerò sarà per lo meno per  un uomo libero, anche se dubito  che mi capiterà l’uomo giusto.
Ciao carissimo Angelo, amare significa anche lasciare liberi, lasciare andare via le  persone che più amiamo, io ti  amo, ma devo lasciarti spiccare il volo, ti prego, sii felice con la  tua Giada, è  la donna giusta per te,  ma se per caso un giorno dovessi avere  dei dubbi, o per un motivo o per un  altro, non ti dovesse rendere felice, ti prego, cercami, vieni da me,  io sono qui. Non posso darti nulla ma il mio amore si. Tua Fiamma.

PS

Scusa se Ti Amo!

Finito di  scrivere, la  ragazza ormai sfinita e demoralizzata,  ancora  con le lacrime agli occhi, tenendo stretta in mano la  lettera, si appoggiò  sulla scrivania e si addormentò.

ENTRATA  DI  UNO STRANO PERSONAGGIO.

            Mentre  Fiamma  prova a riposare,  ecco che  dal  nulla spunta un’anziana signora, dall’aspetto simpatico e  buono, stende con dolcezza la propria mano sul capo di Fiamma,  dicendo: “Povera piccola mia, un’altra volta il cuore a pezzi!” Poi rivolgendosi al  pubblico disse: “Oh scusate, non mi sono presentata! Sono  Giuseppina, la nonna  di Fiamma, il Signore ad  un certo punto mi ha chiamata a sé, ma non spaventatevi vi prego, non sono un comune fantasma, sono solo la nonna di Fiamma e ho chiesto al Nostro Signore un permesso speciale per dirvi la mia su questa storia.

 Non voglio imporvi nulla, il Signore ci ha lasciati liberi di vivere la nostra vita come meglio crediamo, ed è giusto così, ma se posso esprimere la mia  opinione, vorrei dire che i disabili sono persone  come voi e come me, il fatto che non camminino non significa che non debbano innamorasi, o non debbano vivere i propri sentimenti, c’è  purtroppo ancora troppa ignoranza su questo tema. Questa volta  mia nipote si  è davvero  innamorata dell’uomo sbagliato come ha detto lei, la  definizione di “sbagliato”  Fiamma la usa perché il suo Angelo è un ragazzo già fidanzato e si sente in colpa nei  confronti dell’amica, si ma tutte le altre volte che si è innamorata perché non è stata  ricambiata? È lei a sbagliare o siamo noi, che non consideriamo il disabile  una persona  “normale”, non capace d’amare in  tutti i sensi?

E poi, è inutile che stiamo qui a raccontarci favole, perché se questo Angelo non fosse stato fidanzato, purtroppo non sarebbe cambiato niente, perché è la mentalità ad essere totalmente sbagliata, io non credo che nessuno abbia mai trovato Fiamma carina o simpatica, allora è la sedia a rotelle che rende tutti impotenti in quel senso? In paradiso mi sono aggiornata sapete? E vi parlo come una giovane affinché voi mi capiate,  visto  che italiano! Però voglio che capiate la morale della favola, anzi no, facciamo così, io vi dico la mia versione, poi chiaramente ciascuno di voi, secondo coscienza, scavando nel proprio cuore, trae la propria morale, ok?

Allora, secondo me, nel mondo esistono davvero questi due personaggi, esiste una Fiamma ed un Angelo,con nomi e storie diversi è chiaro, anche invertendo i sessi e le condizioni, quindi se qualcuno di voi si dovesse in qualche modo specchiare in questa situazione, anziché scappare, rifiutare la situazione, l’affronti con normalità, con più tranquillità, mi spiego meglio: Se tra di voi si cela un Angelo, che poi si può chiamare: Topolino, Paperino, Qui, o Quo o Qua, e dovesse scoprire grazie a questa storia che nella propria vita, ci potrebbe essere una Fiamma, la quale si potrebbe chiamare: Minni, Paperina o  che so magari Headi o Clara, per favore non esiti a  cercarla, non esiti a parlarle, non esiti cioè a scoprirla, insomma Vivetela, e chissà se è proprio quella  la persona della vostra vita, perché escluderlo a priori? Insomma ragazzi miei, io voglio che il finale di questa storia siate voi a scriverlo, fate conto che la storia non sia finita, manca il finale, o meglio la storia è in stallo, avete due possibilità: O farla finire così, come purtroppo fanno la maggior parte delle persone, oppure uscire dal branco e decidere un finale diverso, mettete voi i lieto fine, e si ragazzi miei,adesso dipende tutto da  voi e chissà se un giorno la mia Fiamma non  troverà il suo Angelo, chiunque egli sia, purché l’ami, altrimenti, lo vedete questo bastone,  vero?” Mentre diceva ciò, alzava il  suo bastone in segno di  dolce minaccia e replicò: “Afferrato il  concetto,  vero?” E girandosi ancora una volta verso la nipote  dormiente, le sussurrò: “Dici che hanno capito? I maschi  sono un po’ di  coccio ti avverto, io ci ho provato, speriamo bene!” E dandole un bacio le sussurrò ancora: “Ti voglio bene piccola  mia, non ti abbattere ok?” e dandole  una pacca nella spalla, scomparve nel nulla.   THE END.

   Vera Guidotto                                                                                                                                                                                                                                           Randazzo lì 29/11/2009                                            

 

                                                                                           PUOI NON CREDERCI…. PERÒ  FA RIDERE  !!!!!!

 

            In un bel castello enorme, lussuoso e sfarzoso, vi regnava un Re molto autoritario, avaro e potente, il quale  amava solo divertirsi, giocare sia d’azzardo, ove poteva sperperare come meglio credeva il suo denaro, e sia inventare giochi popolari anche a costo di mettere a repentaglio la vita dei suoi sudditi, inoltre amava fare delle bellissime feste, grandissime abbuffate con cibi prelibati e  vini doc, circondandosi sempre di belle donne, ordinando loro di stare sempre con lui e compiacerlo, ma stranamente ogni sera era sempre triste, anzi, più feste, svaghi e giochi si  concedeva e più era giù di corda e non si spiegava il perché.

      Un bel giorno dal nulla gli comparve uno ometto, grasso ma variopinto ed allegro, il quale giocava solo con piccoli, anzi piccolissimi pezzettini di carta colorata, cantando canzoni popolari ed allegre, fece tante feste che il Re, in una risata scoppiò, “ Ma chi sei? Il re domandò, rispose l’omino, “Carnevale e chi se no!” l’omino disse “ Maestà, mi concede l‘onore di comporre una canzone insieme? Il Re rispose “ Ma io suonar non so, come farò?” Replica l’omino “ Io un’idea ce l’ho!”  il Re “ O sentiamo”! L’omino risponde “Ok inizio io, sua maestà mi venga dietro, proviamo?” “Ok” replicò il Re.
L’omino iniziò a cantare così “ Evviva carnevale che viene e va, a tutti porta felicità,”  il Re dopo averci pensato un pò iniziò a canticchiare così “ Evviva carnevale che per un pò i musi lunghi si porta via,” l’omino compiaciuto continuò,  “Coriandoli, costumi ed allegria, ed è subito festa si fa,” a questo punto il Re ci prese gusto e si scatenò così “ E per chi ancora triste ti sembrerà, tu questa storia puoi raccontar; una volta tanti anni fa, c’era un Re che non rideva mai, era sempre triste così, non sapeva proprio perché, un bel giorno gli capitò per caso, un ometto grasso così” disse indicandolo con una pacca affettuosa continuando in questo modo “ Fece tante feste che il Re, in un tratto, in una risata scoppiò, ma chi sei il Re domandò, carnevale e chi se no!” i due conclusero la loro performance dandosi un  bel cinque, dicendo in coro “ olle!
        

                                                                                                                                     LA  FORZA  DELL’AMICIZIA.. 

 

Era una fredda giornata di dicembre, fredda dal punto di vista atmosferico, ma calda nei cuori dalla gente, in particolare nella  comunità degli “Amici Per Sempre” nella quale, in attesa del Santo Natale, arano tutti felicemente impegnati a fare chi il bel presepe, chi l’albero di Natale.

Tuttavia c’era una ragazza tanto bella quanto triste, che se ne stava con il suo amichetto del cuore, Laura disse “ sai Fabio, sono davvero felice di avere un amico come te, con te mi sento serena” Fabio risponde,” Per me è la stessa cosa, sei una cara amica” Laura sedendosi, fece un gran sospiro angosciato, Fabio le chiese “perché sei triste? Cos’hai?” Laura rispose, “Ieri ci sono rimasta male quando ti ho visto parlare e scherzare con Angela, le vuoi bene?” Fabio “Si certo, le voglio bene, ma perché?” Laura chiese ancora, “ Ma a chi vuoi più bene a me o a lei?” Fabio replica, “ Dai, che centra? Siete tutti e due amiche mie” Risponde Laura un po’ arrabbiata, “ No! Non è vero! Tu con lei ti diverti di più! Quindi vai da lei!” dicendo queste parole, si alzo di botto e corse via in lacrime, Fabio nel tentativo di fermarla corse verso di lei dicendo, “ Dai fermati! Non fare così! Siamo amici no?” malgrado le parole di Fabio, Laura presa dalla tristezza non volle sentire ragione e si nascose in un angolino rannicchiata continuando a piangere. 
Dopo un po’ di tempo, venne Luca, il responsabile dalla comunità, vestito da Babbo Natale, con tanti regali per tutti, esclamando “Ehi bambini! Guardate un po’ chi c’è! E quanti regali! Guardate, prendete su e ve li distribuite  con calma, siete contenti?” Tutti i bambini esclamarono in coro “ Siiii grazie Luca!!” finiti gli schiamazzi, Luca sentì che qualcuno piangeva, ed andò a vedere, disse stupito “ Laura! Piccola mia! E tu? Cosa fai tutta sola soletta qui? Ed accarezzandole dolcemente la testa replicò “Allora? Perché nascondi i tuoi bei occhioni? Guardami, ti va di parlare un po’ con me?” Laura rispose singhiozzando “ Si, sono una stupita, credevo che Fabio mi volesse bene, ed invece no, vuole più bene ad Angela non a me” Luca le parla ancora “ Laura? Tu sai quanto è grande il nostro cuore?” Laura rispose “No, quanto è grande?” Luca le risponde, “ I medici dicono che sia grande quanto un pugno, ma  io invece penso che sia infinito come l’azzurro cielo, che copre ampiamente le nostre teste, così come è immenso ed infinito l’amore di chi lo ha creato cioè Dio, quindi il cuore di Fabio è abbastanza grande da contenere amore ed affetto per tutti noi, capito piccola mia? Su corri da lui e  fate pace, ti starà aspettando con ansia” Laura disse felice “ Ok vado subito da Fabio a chiedergli scusa, tu pensi mi perdonerà?” Lui rispose “ Ma certo! Ha il cuore grande ricordi?” Laura esclamò “ Già vero!” e si precipitò subito da Fabio, il quale la stava aspettando, Laura “ Fabio! Fabio! Dove sei? Fabio le venne subito incontro dicendo “Laura! Finalmente! Mi hai fatto preoccupare!” Laura disse “scusami, prima  non capivo, ora so  che mi vuoi bene, perdonami”, detto ciò, i due ragazzi si abbracciarono in segno di pace, scambiandosi gli auguri di Buon Natale.
Vera Guidotto

                                                                                                                                                                                                                                         Randazzo lì 26/11/2004
POESIE

AMORE SEMPRE SOFFOCATO

Solo come sempre è il mio cuore

che  vorrebbe soltanto un po’

di comprensione ed un po’d’amore,

sola in questo momento

io mi  sento

quando nessuno sembra capire

il mio reale sentimento,

tutti azzardano ottime ipotesi,

ma nessuno osa andare

mai del problema infondo,

o perché per troppi molto scomodo

o sono io  che camuffo sempre

tutto così maledettamente bene,

infatti, mentre la mia mente e la bocca sua

imbattibile complice tutto camuffa,

il cuore siccome povero

scemo non sa mentire

 e irrimediabilmente

amareggiato, soffre  e sbuffa.

Quando finirà questo continuo

tiro e molla morale e sentimentale?

E mi ritrovo sempre qui,

davanti al PC,

a confidagli i segreti

più intimi del mio

cuore

che parlano con

voce silenziosa

e strozzata d’amore,

un amore che nessuno vuole,

nessuno ricambia,

mai nessuno che

legga il mio dolore

e lo conforti anche

solo con un dolce bacio,

o con la tenerezza

di una carezza,

una carezza piccola

che parli però

d’amore,

amore lungo o

breve che sia,

che riscaldi e

faccia vivere

anche solo per

un attimo l’anima mia.

Voglio solo vivere ed amare

e non soltanto sognare o

ad occhi aperti fantasticare,

cosa diavolo c’è di così

sbagliato in questo?

Mai che becchi quello giusto!

Cos’è  che  non va in me?

La mia sedia?

Il mo handicap

È così terribile?

Il mio aspetto

è così orribile?

È una vita che:

m’innamoro,

camuffo

e quel benedetto

o maledetto momento

aspetto!

Possibile che nessuno mi veda?

Sono tutti sordi e ciechi

o con me tutti fanno finta?

Finta di non vedere,

finta di non capire,

di non sapere cosa

c’è nel mio cuore

fanno tutti finta?

E mi chiedo sempre, ma perché?

Aspettando una risposta

che mai c’è.

Qualcuno può dire:

“molto bella ed ottimista è

questa poesia”!

Nulla  ci posso far,

è ciò che sente

l’anima mia

che più non trova

l’ormai smarrita

diretta via.

Randazzo lì 9/07/2008

********************************

IL TRENO SBAGLIATO.

A chi potrò mai confessare

i segreti del mio cuore,

sempre così voglioso

di cotanto amore?

Perché ancora

una volta

sono così

smaniosa,

triste ed

ansiosa?

Ancora una

volta ho  

sbagliato

il treno,

ne ho preso

uno pericoloso

per me,

esso è infatti

un bel

treno,

ma è già

pieno,

non c’è dunque

posto per me,

per questo il

 treno giusto non è.

Ma perché devo

voler salire

sempre sul vagone sbagliato?

Perché desidero giacere

su una cuccetta già occupata,

da tempo prenotata?

È sempre così,

la solita storia,

che si ripete in modo

 continuo,

insistentemente,

freneticamente,

ma davvero

involontariamente,

senza con la ragione volerlo,

ma ahimè col cuore desiderarlo.

È forse il mio cuore sbagliato?

Il mio pensiero malato?

Perché non prendo mai

il giusto treno?

Scrivo così frasi

senza senso,

parole buttati al vento,

che porta con se via

non svelando mai a

quel qualcuno

cosa realmente sento,

ma spero per lo meno

servono ad alleggerire

 un pò l’anima mia,

sperando che il

pensiero ritrovi

presto la retta via.

Perché deve sempre

esserci questo conflitto

tra mente e cuore,

tra ragione ed amore?

Se solo nel mio

cammino

incrociarsi

per caso

il treno giusto,

allora si che

potrei assaporare

la vita con più gusto.

Da tempo mi chiedo ormai:

“una cuccetta

libera

la troverò mai?

Una cuccetta

che di nessuno sia,

ma solo mia”?

Randazzo lì 30/10/2007

APATIA

Stasera mi sento apatica,

tanto da apparire

scorbutica ed antipatica.

Voglio dunque essere

   con tutti voi del  tutto  franca,

di ogni cosa  sono troppo stanca,

stanca di tutto e di niente.

Stanco è il mio

 povero cuore,

di aspettare

il grande amore.

Stanca è la  mia mente

di troppo sognare

per poi ottenere il niente.

Ho voglia dunque di una

 bella novità,

che mi regali,

non dico la felicità,

ma quanto meno

 un pò di gioia

e  di serenità.

L’apatia è per me

un abito stretto da

infilare,

scomodo

da indossare.

Essere apatica non è da me,

ma l’apatia di colpo mi ha preso

e non capisco il perché,

la vivo infatti come un peso.

Ho voglia di cambiare,

ho voglia di ricevere

una lieta novella,

purché non sia un bluff,

purché non sia

 la solita caramella,

ma voglio la verità,

una verità che per una

volta nella vita,

non sia brutta ma bella.

Randazzo lì 11/03/2006

********************************

DONACI LA VERA LUCE

Grande Papa,

che ti sei fatto piccolo

per noi,

per meglio parlare ai nostri cuori

sordi dal grande frastuono

che è la vita.

Tu che hai dato luce

alle nostre misere menti,

troppo cieche per vedere

accanto  a noi il bene,

troppo occupate

a pianificare il male,

rimanendo così,

soli,

in compagnia solo

del nostro niente.

Sordi sono i cuori

e cieca è la mente.

 Si è vero,

spesso  vediamo

tutto nero,

non trovando la

vera luce,

quella luce

nascosta dentro

di noi,

quella piccola,

ma preziosa

lampadina che

si chiama Pace.

Generoso Papa,

ancora oggi mito

per i giovani,

è dunque ora di

donarci un

nuovo cuore,

che serva solo a

dare all’umanità

un sincero e disinteressato

amore,

si,

è di questo che c’è bisogno  ora,

di fare un’autentica fraternità,

che non  si fermi  in questo

preciso istante,

bensì duri per l’eternità.

Randazzo  lì 08/07/2006

********************************

LA  VITA È.

La vita è, così bella, quasi come

fosse  una piccola stella,

vista di notte, come se

ti augurasse una serena

buonanotte.

La vita è, come una dolce sinfonia,

da ascoltare con allegria, ed in

piacevole  compagnia.

La vita può essere davvero molto bella,

se al tuo fianco hai un’amica

che ti sta vicino proprio come  una sorella.

La vita è davvero  meravigliosa, se

 un ragazzo ti regala una rosa e ti

chiede così di diventare sua sposa.

La vita il più delle volte è complicata

se, quando meno te lo aspetti,

 ti arriva una terribile stangata,

ma basta prenderla con molta filosofia

per trasformarla in una dolce poesia,

anche se di filosofia ce ne vuole

proprio tanta,

non so neppure io quanta.

La vita è così imprevedibile

che non fai in tempo a

dire “Ma dai, è incredibile!”

perché forse non sai che

nulla, davanti a Dio. è

impossibile.

La vita è ricca di sentimenti

confusi e contrastanti,

capaci di fare a pugni

con i nostri cuori

e con le nostre menti,

un pò come guardare

cani e gatti

sopra i tetti,

giocare e litigare.

La vita sembra essere solo

 un buffo gioco,

un gioco di parole che

a volte fa ridere,

ed invece a volte ferisce come pallottole

 uscite dalle pistole,

ma se sono dette

con dolcezza ed amore,

 hanno un altro sapore,

 ed un inestimabile valore,

poiché dette con il giusto tatto

e calore arrivano dritto al

cuore.

La vita non è come un romantico

film in bianco e  

nero,

da guardare così,

a cuor

leggero,

 nella vita è purtroppo tutto

 vero,

 da prendere molto sul

serio.

La vita è sentire una forte nostalgia

che può trasformarsi in malinconia

se ti manca una, a te  

gradita ed importante compagnia,

sentire la mancanza per una cosa o di

una persona che non hai più,

 ed è per questo che molto spesso,

o quasi sempre,

 ti senti così giù,

e delle volte talmente giù ti senti,

che per andare avanti

devi stringere forte i denti

e nascondere così i tuoi

reali e più profondi sentimenti.

Come avete capito,

 la vita è un continuo minestrone,

fatto di cose brutte e di altre buone,

che bisogna sapere

sempre assaporare

con gusto,

anche se molte volte esclamiamo

 “Uffa, questo non è

affatto giusto!”

Randazzo lì 14/11/2005

 

IL MIO CIAO

Ma com’è questa caspita di vita?

Sempre così confusa e cattiva,

altrochè  armoniosa e saporita

come la buona pizza margherita.

Che razza di vita è questa?

Di sicuro non molto giusta,

anzi molto, ma molto guasta.

Non è mai come nelle belle canzoni,

ognuna delle quali capaci di regalarti

le più diverse e dolci emozioni.

Siamo tutti dei cuccioli d’uomo,

non facciamo in tempo a nascere,

ad assaporare le gioie della vita,

che un giorno esaliamo il nostro

 ultimo respiro,

e per chi resta?

Solo un grande vuoto nel cuore ed

un grande cerchio alla testa,

ad un tratto

sparisce la voglia di far festa,

e per cosa poi?

Se  non hai più ciò che vuoi,

se la persona amata

per sempre se ne è andata,

tuttavia so che non mi

ha abbandonata.

La dolce voce di mia

 zia più non udirò,

le sue parole,

i suoi saluti

non toccheranno più

le mie orecchie,

ma chiudendo gli occhi,

nel silenzio del mio cuore,

sono certa che la rivedrò.

Ciao cara zia,

adesso riposa in pace,

tanto lo sai,

tu vivrai per sempre

nell’anima mia,

che non ti lascerà

mai andar via.

È vero,

il tempo cancella ogni cosa,

ogni ferita,

ogni dolore,

ma una cosa resterà

sempre intatta nel

mio cuore,

tu,

la tua dolcezza

ed il tuo amore.

È proprio per tale

 motivo che, con

questa mia poesia,

desidero

dirti ancora

una volta,

“Ciao cara zia”.

Randazzo lì 11/06/2007

********************************

L’ANIMA IN GABBIA

Ho come l’anima in gabbia,

come se dentro me

ci fosse un fritto misto:

ansia, angoscia, tristezza e rabbia.

Provo un tal nodo in gola,

tanto da soffocare.

Il mio spirito per

adesso è a terra,

infatti più non vola,

senza saperne i perché.

Mi sembra quasi d’essere

 una candela spenta, che

luce più non fa,

è come se l’anima  mia

 più gioia non ha,

poiché a stare accesa stenta,

non trovando il giusto

tepore  che

riscaldi ogni

cuore.

È penoso per me

dire tutto ciò,

ma è proprio questo

che per il momento

 nel cuore ho.

Mi chiedo se sia il caso

di esprimere tal

mio sentimento,

forse  mi sto solo rendendo

ridicola con questa poesia,

ma non ho altri modi

per dar voce

a ciò che sente

in questo momento

l’anima mia.

Randazzo lì 08/10/2006

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SANTA VERGINE

O Santa Vergine,

Tu che sei stata                                  

di San Giuseppe                       

devota sposa,

Tu che consideri ogni

persona preziosa,                                        

Tu che sei                                                

Madre amabile e

generosa,                                        

Madre gioiosa e                                        

nel medesimo                                            

tempo inconsolabile.

Tu che pronunciando

quel Si,

ti sei fatta piena di grazia

poiché portatrice

 di un infinito  amore,

capace  di consolare

e sanare ogni cuore

afflitto dal più

terribile  dolore.

Dona all’umanità

Pace e Serenità.

Fai dunque in

 modo che

nel mondo ci sia

una sana allegria,

e si  faccia fra gli

uomini più fraternità,

unica vera strada

per andare incontro

ad una più vera

ed autentica felicità.

O Santa Vergine,

Tu che accogliesti

 nel tuo grembo immacolato

una piccola  ma

 grande creatura,

mille volte più grande,

forte e  benigna

della stessa natura,

una piccola  vita

che sapevi già non

 appartenerti del tutto,

poiché generata da te,

ma di un altro amore infinito

 e cosmico era frutto,

creatura che sarebbe

presto tornata alla casa

del Padre,

voglia tu vegliare su tutti

coloro  che prematuramente

lasciano la vita terrena,

fai in modo che la loro

anima sia davvero serena,

fai in modo che per loro non cali  mai la sera,

e se calar deve,

per lo meno,

fai  che non  sia  troppo  buia o nera.

Randazzo lì 11/07/2006

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NATALE È GIÀ PASSATO

Natale è già passato,

 il bambinello è gia nato,

è caduta fiocco a fiocco,

 lieve, lieve

la candida neve.

  Il vecchio anno se ne è andato,

 con esso speriamo anche

 tutte le avversità,

ed un nuovo anno è già arrivato,

portando a tutti un pò di Gioia,

Amore e Bontà,

così che l’umanità,

più felice e serena sarà.

Buone Feste a te e famiglia,

che la befana vi porti

 solo stupore e meraviglia.

Randazzo lì 28/12/03

 

 

CARO CUORE.

Caro cuore, è a te che sono rivolte queste

mie parole, non continuare a battere più

così senza freno, anche se sei così

d’amore pieno,

cessa una buona volta,

dai! Ti prego!

Tu vuoi amare, amare sul serio,

ma sai che non puoi, non davvero, il perché non

si sa è ancora un mistero.

Basta, basta, finisci di sognare, è venuto

invece il tempo di dimenticare,

dimentica lui, l’amore e tutto il resto,

perché forse per te è ancora troppo

presto,sperando però che il vero

ostacolo alla tua

felicità sia soltanto questo.

 

 

 

“CUORE RIBELLE”

Oh caro cuore, che ti ribelli e ti agiti continuamente
 con tanta furia dentro il petto,
per il tuo stato di non amore,
per un destino a te avverso,
per qualche privilegio a te mancato
e per un muro non abbattibile,
che non vuoi,
né sai accettare più
e né tanto meno
ignorare come facevi da bambina,
quando,ancora ignara d’ogni cosa,
e priva d’ogni piccola pena,
eri entusiasta e felice per un nulla.

Oh cuore indomabile,
che scalpiti senza un attimo di tregua
 nel mio petto,
come un giovane puledro irrequieto
 che non esita a correre
 dopo averlo fatto già,
poiché spinto dalla vita.
Si, quella stessa vita
che spinge ognuno di noi,
nonostante gli ostacoli,
ad amarci liberamente l’un l’altro,
senza più catene,
né impedimenti,
e né barriere interne.

Come uno scrigno a sorpresa sei tu
oh giovane cuore ribelle,
che custodisci dentro,
tanta forza,
tanta energia e soprattutto.
tanto amore,
che vorresti poter sprigionare un giorno,
donandoli magari a chi come te,
sta aspettando una nuova
possibilità,
con quello stato di umile solitudine
che solo un vero innamorato ha,
in attesa di una nuova occasione
che cambi definitivamente
la tua vita,
facendo di te una vera donna
felice e appagata,
ma sai purtroppo che
qualcosa non finirà mai di impedirtelo,
un qualcosa di misterioso,
di non bene definibile,
di non spiegabile,
un misto cioè di stupide paure
e di sciocche idee,
appena impercettibili per i più,
ma irrimediabilmente in corso,
che cerchi tuttavia di combattere sperando
in qualche modo di vincerle.

Ed ecco in te,
un putiferio di idee strane ronzare
sempre più insistentemente
nella tua mente,
che riesci a mala pena
a dominare
con il lume della ragione,
contro la moltitudine
di sensazioni che senza
sentir ragioni,
sovrastano come signori,
quel tuo cuore
così stanco e inerme.      

   Questa poesia è una delle poesie dal contenuto abbastanza forte, scritta nella primavera del 1995,

“ESSERE AMICI”

Un amico è raro averlo,

è quasi come trovare un bel fiore

con un fragrante profumo e d’un

delicato colore, in una tundra

ghiacciata completamente

disabitata.

O come intravedere in un deserto

arido e secco,

quasi come in un miraggio,

una sorgente,

sgorgante dell’acqua viva,

fresca e pura.

Trovare oggi un vero amico

è dunque un’impresa ardua,

sennonché il più delle volte

impossibile,

ma solo chi l’ha trovato,

lo ha assaporato e soprattutto

chi ha saputo accettarlo

per quello che è,

con molta dolcezza

e umiltà d’animo,

sa spiegare cosa sia

effettivamente un amico,

un vero amico.

Solo chi ha vissuto

una sincera amicizia

cercando veramente

di dare tutto quello può,

senza mai aspettarsi nulla in cambio,

sa dire cosa significhi essere

un vero amico

per qualcuno.  

Vera Guidotto

Randazzo lì 1994

 

“LA BELLA SIGNORA”

 

C’è una bella signora

di un bianco  candido,

come è candido il velo

d’una sposina sul punto di

emettere il suo si decisivo,

che unirà per sempre la

propria esistenza,

il proprio destino,

il proprio presente,

passato e futuro all’amato,

col cuore pieno di gioia e

di bontà.

Puro e semplice

come la bianca neve che

col suo manto bianco

spazza via tutte le impurità

del mondo e ridona all’uomo

la sua vera ed originaria

identità di essere umano

con l’animo colmo di bontà

e d’amore.

“L’AMORE”

     L’Amore è come un dolce fiore,

che nasce infondo al cuore, e

se non lo innaffi muore.

Nulla ci puoi far, viverlo

con dignità, perché esso

non è affatto da ignorar

e tanto meno da gettar

via come se nulla sia,

ma merita lo stesso

un sacco, un sacco

d’affetto.

Scritta nel 90

 

                                                                                         “NÈ DONNA NÉ BAMBINA”

Tale poesia, scritta sul finire del 1993, è un componimento poetico un po’ più complesso rispetto alle precedenti, poesie, quali: “L’Amore”, “Un Amico”, “La felicità” e “La leggiadra fanciulletta”, in quanto come si può notare già da una prima lettura, il tema comincia a cambiare.
Io stessa mi sto accorgendo di stare cambiando, ed è un cambiamento non solo fisico, ma psichico il mio, è come se in me, ci fossero all’improvviso due cuori, due modi di essere, di voler essere, due volontà diverse fortemente in contrasto tra loro insomma: quella della bambina che cerca di aggrapparsi con tutta se stessa al desiderio di rimanere sempre tale, perché la sua infanzia è stata una delle più felici e spensierata che potesse mai desiderare, in quanto, come bambina aveva avuto tutto l’amore, il calore e il grande affetto che nutrivano non solo i suoi parenti, che questo nel corso degli anni non è cambiato, anzi, ma anche quello della maestra e dei compagni della scuola elementare, che l’hanno accolta con immenso affetto e serenità.
Quello era il suo mondo incantato, aveva legato talmente tanto con loro, che puntualmente ogni anno, arrivati all’ultimo giorno di scuola, lei scoppiava a piangere, contrariamente a tutti gli altri bambini, che ovviamente non vedevano l’ora che finisse la scuola per poter giocare in pace, ma per quella bambina, quando arrivava quel momento era come se le togliessero qualcosa di veramente grande a cui non voleva, non poteva rinunciare  assolutamente, fino a quando arrivò l’ora x.
Era solo l’ultimo giorno di scuola della 5° elementare, per me per molto tempo non ci fu cosa peggiore, non volevo accettare l’idea di crescere; in quel momento, non so come, sapevo che la mia vita dal punto di vista affettivo non sarebbe mai stata più la stessa; infatti, non mi sbagliavo, perché crescendo anno dopo anno incominciavo a desiderare si, un amico, o un’amica sincera, ma nel mio cuore stava entrando una persona nuova, una donna, che tuttavia respingevo con tutte le mie forse; ma ormai era troppo tardi, mi stavo innamorando per la seconda volta di un ragazzo conosciuto al liceo, con il quale ho fatto solo il biennio, in quanto io a causa di una insegnante di sostegno che ha fatto tutto tranne che aiutarmi, sono stata bocciata, e quindi anche se eravamo nella stessa scuola, il nostro rapporto si è andato sempre più deteriorando e di questo avevo paura, perché mi era già successo in passato e non volevo soffrire più, ma nello stesso tempo non riuscivo ad impedire al mio cuore di battere di nuovo per un altro.
La poesia già nei primi versi, denota una sorta di crisi esistenziale, non so più quasi chi sono, né so con certezza chi voglio essere, se desidero essere finalmente una donna e quindi essere libera d’amare, anche se in realtà non lo sono assolutamente, oppure cercare di trattenere, pur con la forza quella bambina allegra e felice di un tempo.

Qui si nota soprattutto il profondo desiderio d’amare e di essere amata, ma nello stesso tempo la paura soffrire di nuovo, di conseguenza il forte bisogno di tornare indietro col tempo, quando ero libera di esprimere ciò che sentivo, senza la paura di dichiararlo apertamente, con la certezza di essere sempre e comunque amata; cosa che non poteva mai fare la donna che stava entrando in me, che non sa spiegarsi il perché di così tanti dubbi, paure, incertezze e timore regnino in quel suo piccolo grande cuore.         

A questo punto si può notare la raffinata similitudine tra la rosa che “sta incominciando a sbocciare di un delicato e fresco profumo di petali gentili,  così come delicato e gentile, ma timoroso, è il tuo dolce amore che comincia involontariamente a riscaldare il tuo povero buon cuore”.
Questi sono gli ultimi versi della poesia, tratti testualmente, sono versi che si commentano da sé, quindi non credo che necessitano di ulteriore spiegazione, giacché il finale è un po’ il sunto di tutta la poesia.       

Ad ispirarmi tale poesia, cioè a darmi in qualche maniera l’ispirazione giusta, o meglio l’imput per iniziare a scrivere, oltre a quelle naturalmente sopra descritte, fu stranamente una canzone cantata da una delle ragazze di una trasmissione televisiva più o meno stupida che  parò a me all’epoca piaceva molto, perché era condotta da ragazze che facevano in qualche modo spettacolo, con giochi, musica e interviste, si chiamata NON E’ LA RAI, peccato che però con tempo si è andata rovinando, infatti, era diventata sciocca e vuota, l’unica cosa che ricordo davvero con vero piacere è appunto quella famosa canzone, che forse ad alcuni sarà sembrata insignificante, ma in tanto a me, è servita per scrivere questa poesia, infatti, il tutolo dalla mia poesia è proprio quello della stessa canzone, le uniche parole che mi sono rimaste impresse sono proprio quelle con cui incomincia la mia poesia, anche se molto, ma molto personalizzate, e sono: “I sogni tuoi di prima, solo che adesso non vuoi” e poi ovviamente il resto della poesia l’ho scritta secondo la mia reale esperienza.

NÉ DONNA NÉ BAMBINA.

Chi sei tu? Né donna né bambina, che

cerchi disperatamente nel tuo piccolo

grande cuore, i sogni tuoi di prima,

solo che adesso non vuoi, chi senti

di essere? E chi vorresti essere?

L’una o l’altra? Oh come era bello

quel tuo cuoricino bambino, sempre

pronto a veder in ogni piccola cosa

la felicità, in ogni piccolo gesto la bontà.

Ancora incapace di mentire per paura,

perché sapevi che sempre, in ogni caso

 saresti stato amato, e perché

  tanti dubbi ora? Ora che stai finalmente

crescendo, perché tante paure?

Tante incertezze? E tanto timore

regna in quel tuo piccolo grande cuore?

Ancora fresco come una rosa che sta

Incominciando a sbocciare di un delicato

E fresco profumo di petali gentili, così 

come delicato e gentile, ma timoroso,

è il tuo dolce amore che comincia

involontariamente a riscaldare

il tuo buon cuore.

Vera è morta giovedì 28 ottobre 2021. Sabato 30 alle ore 10 sono stati celebrati i funerali nella chiesa del Sacro Cuore. Nonostante il divieto a causa del Covid la partecipazione della gente è stata assai numerosa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                                                         

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