GINO CORALLO

GINO CORALLO

 Gino Corallo (1910-2003) e la pedagogia della libertà       

                                 Gino Corallo, salesiano, docente e insigne pedagogista, era nato a Randazzo (CT) l’11 ottobre 1910, ottavo di nove figli, da Antonino, un provetto artigiano del marmo, ed Angela La Piana.

Il padre venne a mancare quando Gino aveva solo 14 anni, e da quel momento iniziò una storia di stenti e fatiche comune a tante famiglie del sud: i fratelli maggiori emigrarono in Canada dove ben presto li avrebbe raggiunti anche la madre. Sarebbe tornata soltanto nel ’36, per l’ordinazione sacerdotale del figlio. Gino studiò all’Istituto San Basilio, la prima casa salesiana fondata in Sicilia, non siamo in grado di affermare se questa frequentazione abbia influito sulla sua futura vocazione religiosa – anche tre sorelle sarebbero entrate a far parte delle Figlie di Maria Ausiliatrice – : la sua prima Professione avvenne il 28.09.1927, e l’ordinazione sacerdotale il 9 agosto 1936, nella natia Randazzo.

In questo periodo alternava agli studi curricolari ed a quelli religiosi, com’era consuetudine, l’insegnamento nelle scuole salesiane. Dopo gli studi di Teologia, conclusi alla Pontificia Università Gregoriana, frequentò il Pontificio Istituto Biblico di Lingue Orientali di Roma, dove studiò l’arabo, il siriano, l’ebraico, e la Facoltà di Lettere, presso l’Università Statale di Roma, dove tra l’altro studiò le lingue moderne (pare avesse una particolare predisposizione all’apprendimento delle lingue, sia antiche che moderne) e dove conseguì la laurea nel 1938 col massimo dei voti. Aveva avuto, tra i suoi insegnanti, il filosofo Giovanni Gentile. Conseguita l’abilitazione, passò ad insegnare lettere classiche  in vari istituti scolastici salesiani.

Fra i suoi tratti caratteristici, una statura piuttosto minuta, occhi mobilissimi e attenti, movimenti scattanti, quasi fosse sempre animato da grande fretta, era dotato di un’eloquenza concisa ma inarrestabile e densa di concetti.

Dopo la guerra, nel 1947, si era trasferito a Catania, e, obbedendo a precise indicazioni dei suoi superiori, non troppo volentieri agli inizi, per la verità, si dedicò allo studio della Pedagogia, dopo essersi trasferito a Milano sotto la guida di P. Gemelli dell’Università Cattolica, rivolgendo il suo interesse ai nuovi indirizzi della scuola americana, e particolarmente a John Dewey: la sua prima pubblicazione (La pedagogia di John Dewey, 1950), è infatti dedicata all’esposizione critica del pensiero del grande pedagogista americano, ancora poco noto in Italia, e che Corallo, dopo averne letto tutti gli scritti in lingua originale, contribuì a far conoscere. In quegli anni fu negli USA, e pubblicò poi nel 1955 i risultati del suo studio sulle scuole americane. Nel 1954 divenne libero docente di Pedagogia, ottenendo incarichi negli Atenei di Roma, Salerno, Bari e Lecce.

Nel 1963 vinse il concorso a cattedra e fu nominato Ordinario di Pedagogia all’Università di Bari, dove per primo diresse l’Istituto di Pedagogia. Intanto aveva già delineato, ed esposto nei primi scritti, il nucleo essenziale della sua pedagogia della libertà. Successivamente, nel 1965, sviluppando e arricchendo quella riflessione iniziale, pubblicò il primo volume del suo trattato, che costituisce una pietra miliare nella storia della pedagogia italiana, ed a breve distanza, nel 1967, il secondo volume (Pedagogia: I. Problemi di pedagogia generale, II. L’atto di educare, Torino S.E.I.): è questa la sua opera principale, “opera sistematica e documentata, in cui il discorso pedagogico sviluppa le proprie premesse teoriche e si estende alle implicazioni e conseguenze metodologiche, con ampi riferimenti alle scienze psicologiche oltre che alla storia della pedagogia occidentale. Su questo trattato hanno studiato molte generazioni di studenti universitari, a Bari e a Catania” (Moscato).

Gino Corallo sosteneva che “l’educazione consiste nel portare l’uomo alla conquista della piena forma umana, nel convincimento che l’uomo è pienamente uomo solo quando è capace di agire moralmente con autentica libertà interiore, e che pertanto il processo educativo consiste nel rendere l’uomo capace di agire con libertà o moralità, perché non ci può essere un’azione libera che non sia morale e un’azione morale che non sia libera” (Zanniello). Per quanto attiene poi all’affermazione della pedagogia come scienza, offrì un contributo originale alla determinazione dell’oggetto specifico e del metodo della ricerca pedagogica.

Nel contempo, e fino al 1968, continuò a insegnare presso il Pontificio Ateneo Salesiano di cui fu anche Rettore. Dal 1° novembre 1970 fu chiamato a reggere la cattedra di Pedagogia (e poi anche quella di Didattica) presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania, incarico che ricoprì fino al 1985, data in cui si ritirò per sopraggiunti limiti di età. L’Ateneo catanese volle dedicargli un volume di scritti, presentato nel corso di una solenne cerimonia svoltasi nell’aula magna della Facoltà di Lettere e Filosofia l’anno successivo al suo ritiro dall’insegnamento.

Fu un periodo di intenso e proficuo lavoro, quello svolto all’Istituto di Pedagogia in Palazzo S. Giuliano, dal prof. Corallo e dallo staff dei suoi collaboratori: decine le tesi di laurea prodotte, seguite con “precisione puntigliosa”. Così lo ricorda M. Teresa Moscato, al tempo sua assistente: “Don Corallo era parco di complimenti, non faceva promesse, non chiedeva obbedienza o appartenenza: esigeva studio, impegno, stesure accurate e scritture rigorose”, ma, ben lo sanno quanti sono arrivati sotto la sua guida al momento conclusivo, allora ti sorprendeva per la passione, che fino allora non avresti mai sospettato, con cui presentava e sosteneva il “prodotto finito” davanti alla commissione, sottolineandone ogni possibile pregio.

Fra le varie cariche e riconoscimenti conseguiti da Gino Corallo, ricordiamo la presidenza dell’IRRSAE (Istituto Regionalele di Ricerca, Sperimentazione e Aggiornamento Educativi) Sicilia (1979), e, dopo la celebrazione del suo ottantesimo compleanno, l’intitolazione della biblioteca dell’ Istituto di Pedagogia di Bari, che lui stesso aveva fondato anni prima.

 Dopo lunga malattia, caratterizzata da rari momenti di lucidità, strano destino per un uomo dotato di memoria straordinaria, si spegneva il 12 dicembre 2003 nella casa salesiana di Pedara. L’IRRE (Istituto Regionale di Ricerca Educativa) Sicilia, ha voluto istituire in sua memoria il Premio “Gino Corallo”.

Tra i numerosi studi e saggi pubblicati, vanno ricordati: Libertà e dovere nel problema della vocazione, Torino : SEI, 1949; Idee e fatti nelle scuole d’America, Salerno : Hermes, 1955; La didattica moderna negli USA (Brescia, 1958), Educazione e libertà nella società contemporanea (Brescia, 1965) Il lavoro scientifico : fondamenti e metodi (Bari, 1966), una guida al metodo per la stesura della Tesi di laurea (e furono davvero tanti gli studenti che lessero ed applicarono questi precetti), Strumentalismo e funzionalismo in Dewey, Claparède e Piaget (Brescia).

C’è stata anche un’attività meno nota, più intimistica, in Gino Corallo, quella di poeta, appartenuta agli anni giovanili e costituita da diverse composizioni inedite, in latino e in lingua. Tra gli scritti inediti, Alla ricerca del significato della virtù dell’umiltà, e La letteratura per l’infanzia tra arte ed educazione, Bari, La Vallisa, 2008, pubblicato postumo: l’autore, che già aveva insegnato a Bari, primo in Italia, la storia della letteratura per l’infanzia, in questo scritto rimasto inedito metteva a fuoco le linee principali di una epistemologia della letteratura per l’infanzia, il rapporto tra etica ed estetica, pedagogia e letteratura. Copiosa la bibliografia su Corallo, la sua figura ed il suo pensiero, costituita da articoli, saggi, raccolte e monografie, difficile menzionarli tutti, tra i tanti: Scritti in onore di Gino Corallo, (Catania, Facoltà di Lettere, 1988), tra gli scritti in sua memoria due si devono ai collaboratori d’un tempo, come Maria Teresa Moscato (Moscato, “Fare la verità” : don Gino Corallo pedagogista salesiano, Elledici 2008), un profilo abbastanza completo, a 360°, dal punto di vista umano e scientifico, ed una raccolta di scritti di autoritari selezionata e curata da Giuseppe Zanniello (Zanniello, Educazione e libertà in Gino Corallo, Armando 2005).

Maristella Dilettoso

(Articolo pubblicato su Il Convivio n. 38, Luglio – Settembre 2009)

 PRODUZIONE LETTERARIA

Don Gino Corallo
“Fare la verità”

Don Gino Corallo
“Fare la verità”
Don Gino Corallo
“L’Atto di Educare”
Don Gino Corallo
“Educazione e Libertà”
       
 

Don Gino Corallo
“Educare la Libertà”

 

Don Gino Corallo
“Il mondo educativo salesiano”

 

Don Gino Corallo
“L’Educazione”

 

Don Gino Corallo
“L’atto di educare”

      

HANNO SCRITTO DI LUI

DON GINO CORALLO: SALESIANO, EDUCATORE E PEDAGOGISTA

di CARLO DE NITTI

Per chi, come l’autore delle righe che seguono, opera da circa trenta anni nella scuola, è un vero piacere intellettuale ripensare a significativi momenti della pedagogia e della storia della scuola italiane del secondo dopoguerra (1950 – 1970), leggendo il recente agile volume di Luigi Lafranceschina, La Pedagogia Italiana del Secondo Dopoguerra e la Proposta Pedagogica di Don Gino Corallo(Bitonto Arti Grafiche Cortese 2014, pp. 89), presentato da Vittoriano Caporale e prefato da Daniele Giancane.

Attraverso i tre capitoli che lo compongono, l’Autore rivolge la sua attenzione ad educatori ‘rivoluzionari’ nel loro tempo di ispirazione ideale diversa: da don Lorenzo Milani a Mario Lodi, da Alberto Manzi al Movimento Cooperazione Educativa.

In tutte le loro esperienze, tanto quelle ispirate dallo spiritualismo e dal personalismo cristiano, quanto quelle ispirate dalla pedagogia materialista marxista, faceva premio: a) la ricerca di nuovi compiti e nuove frontiere per l’educazione che consentissero al Paese di superare gli anni della pedagogia gentiliana, idealista ed, in ultimo, fascista; b) un’incisiva lotta al persistente analfabetismo che interessava il Paese soprattutto al Sud e nelle zone rurali (cfr. p. 12).

Nell’ambito del quadro di riferimento testé brevemente tracciato, si staglia, la figura di don Gino Corallo, nel capitolo a lui dedicato, che occupa circa metà del volume, dal titolo “Don Gino Corallo (1910 – 2003) e la ‘poesia’ dell’educazione alla libertà morale”. E’ in esso che l’Autore effonde se stesso e la sua storia intellettuale e professionale: infatti, egli, studente universitario presso l’allora facoltà di Magistero dell’Università degli studi di Bari, è stato un discepolo diretto del Professore dal 1965 in poi. Lafranceschina, con un approccio deferente e rispettoso, ricostruisce la bio – bibliografia del Pedagogista, delineando le intuizioni principali ed il lascito culturale migliore

Don Gino Corallo, siciliano di Randazzo (CT), divenne sacerdote salesiano nel 1936; nel 1938 si laureò in lettere ed insegnò lettere classiche per circa un decennio nei Seminari salesiani: “La sua formazione intellettuale e culturale molto ampia nel campo teologico, linguistico-letterario (dimestichezza con il mondo classico e conoscenza di molte lingue) e filosofico trovò completamento oin quello pedagogico, quando ‘in obbedienza’ a una precisa richiesta dei superiori, dal 1957 al 1953, si dedicò allo studio della Pedagogia, pubblicando nel 1950 il suo primo volume pedagogico di oltre 500 pagine” (p. 48). Si trattava del volume La pedagogia di Giovanni Dewey, edito a Torino dalla SEI: la prima monografia su John Dewey, che fece conoscere il pensatore americano in Italia dopo l’ostracismo fascista ed idealistico.

Tra il 1952 ed il 1953, don Gino Corallo ebbe l’opportunità di verificare il pensiero di Dewey nelle pratiche delle scuole statunitensi, soggiornando per nove mesi negli Stati Uniti d’America. “Ebbe così la possibilità di visitarne le scuole e di studiare l’attivismo, la didattica, il metodo educativo e i risultati conseguiti” (Ibidem).

Anni di ricerche fondamentali e di lavoro, i primissimi anni ’50, che consentono a don Gino Corallo di mettere a punto il nucleo fondamentale del suo originale pensiero pedagogico. Partendo dall’idea che la pedagogia è scienza – e come tale non può non utilizzare il metodo scientifico nell’approccio ai suoi problemi teoretici – ed in particolare scienza filosofica, il suo oggetto di studio non è l’uomo ma la sua educazione (cfr. p. 57), ovvero l’acquisizione da parte dell’uomo di un ‘abito mentale’: “La pedagogia riceve il contributo di quasi tutte le scienze umane […] senza, però, integrarsi o sostituirsi agli altri saperi scientifici” (p. 58). Il fulcro intorno al quale deve ruotare la pedagogia è la libertà dell’uomo quale acme della formazione dell’uomo attraverso le cinque educazioni – fisica, intellettuale, morale, sociale religiosa – che don Gino Corallo individua quali articolazioni dell’educazione intesa come “processo unitario, armonico, integrale e il cui fine ultimo è l’agire rettamente e liberamente” (p. 65).

La libertà, insieme al principio di valorizzazione, è la cifra profonda della pedagogia corallina, attenta alla metodologia dell’educazione. Non vi è chi non vede in essa “la tradizione e l’esperienza salesiana, tesa alla pratica e ricca di indicazioni e suggestioni” (p. 67): il principio della valorizzazione fa sì che l’uomo conosca ed interiorizzi i valori, riconoscendoli come tali. Il veicolo dei valori non può che essere, in concreto, l’educatore: il vero e proprio archetipo dell’educando attraverso il principio della “causalità esemplare della testimonianza dell’educatore, che deve motivare e sostenere la volontà dell’educando, avere il carisma di direzionare la sua ‘crescita’ al meglio, lasciandolo libero” (p. 69).

In questa prospettiva, si situa anche la concezione coralliana della Didattica come scienza autonoma, con una sua epistemologia di riferimento: per don Gino Corallo, non vi può essere didattica che non consideri “l’alunno soggetto attivo nel processo di apprendimento, protagonista nella costruzione e nell’acquisizione delle sue conoscenze da socializzare e condividere con gli altri” (p. 79). E’ la grande lezione innovativa e di libertà dell’attivismo pedagogico perché esprime “le tre esigenze fondamentali di ogni iter didattico ed educativo, ossia la conoscenza dell’alunnol’individualizzazione del trattamento, l’interesse” (p. 80): l’educazione – ‘scienza della vita’ – non può non formare uomini liberi, nella migliore realizzazione della pedagogia salesiana.

Una lettura euristica, quella del volume qui recensito, per tutti gli educatori – come postula, nella sua Presentazione, Vittoriano Caporale – affinchè essi possano “alimentare il loro entusiasmo nell’affrontare la difficile ’arte di educare’ le nuove generazioni in un tempo di ‘crisi globale’” (p. 6). E di entusiasmo ce ne vuole proprio tanto!

Leggere le pagine che, da Discepolo a Maestro, Luigi Lafranceschina ha dedicato al pensiero di don Gino Corallo è stato un piacere: particolare per chi, come chi scrive, ha ritrovato in esse uno spaccato della propria storia di vita familiare, perché le lezioni del prof. Corallo le frequentava – quando poteva, essendo uno studente lavoratore – anche mio padre.

 Pedagogista, sacerdote nella Congregazione religiosa dei Salesiani. Attento e critico conoscitore della cultura americana, ha compiuto studi negli Stati Uniti, dove ha tenuto conferenze ed effettuato ricerche presso prestigiose istituzioni culturali ed università. Ha insegnato nell’Istituto superiore di Magistero di Salerno e in quello “Maria SS. Annunziata” di Roma, e presso la Facoltà di Magistero di Bari dove ha diretto l’Istituto di Pedagogia, creando un cenacolo di ricerca da cui sono transitati molti degli attuali docenti universitari di questa disciplina. Ha insegnato anche nella Università di Lecce e presso il Pontifico Ateneo Salesiano di Roma, di cui ha ricoperto anche la carica di Rettore. Dal 1970 ha tenuto la cattedra di Pedagogia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia della Università di Catania. In un periodo in cui si diffonde in Italia l’attenzione alla pedagogia deweyana e l’Attivismo dilaga nelle scuole, C. costruisce un panorama della scuola americana come “laboratorio sperimentale” e ne affronta la valutazione critica che, senza voler obliare i difetti, rileva i valori di una educazione per tutti aderente ai bisogni dei singoli (Idee e fatti nelle scuole d’America). La riflessione sui metodi mette a fuoco il problema del rapporto personagruppo e tematizza il processo di “valorizzazione”, come principio del metodo educativo, che consente di superare la tradizionale antinomia autorità-libertà e lo scoglio della causalità educativa con il concetto “efficacia valorizzante”(Pedagogia, voll. I e II). La figura dell’educatore è delineata negli aspetti professionali di sapere scientifico e di competenza metodologica sempre in riferimento ad un processo di “strettissima relazione personale” che tocca la dimensione profonda della persona e postula l’attenzione alla direzione e al ritmo dell’orientamento personale e alla pro-attività oltre che alla esemplarità della guida educativa. L’orientamento personalista e cristiano sottende l’intera produzione dell’Autore e si esprime, persino negli studi sul Dewey (La pedagogia di J Dewey) e sulla esperienza educativa americana, come matrice di riferimento nella indagine sui valori: la democrazia, la libertà, l’autonomia di giudizio, il rispetto della persona e delle idee altrui segnano per l’Autore “la distanza fra barbarie e civiltà” e fondano una prospettiva educativa che mira a costruire la comunità e ad estendere la cittadinanza.
    A cura di Lucio Rubbino

 

 

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