COLLEGIO SALESIANO SAN BASILIO

COLLEGIO SALESIANO SAN BASILIO

In occasione del suo  centenario La Famiglia Salesiana ha stampato  una pregevole pubblicazione :

“IL COLLEGIO SALESIANO S. BASILIO di RANDAZZO nel suo centenario 1879 – 1979 “ 

(clicca sull’immagine per leggerlo tutto)

 

Randazzo / La prima casa salesiana voluta in Sicilia da Don Bosco ha accolto le reliquie di S. Domenico Savio

 

Sebbene i Salesiani sono andati via Randazzo già nel 2007, abbandonando l’Istituto S. Basilio, quella che era stata la prima casa della Sicilia, voluta espressamente da don Bosco, i tanti ex-allievi e un po’ tutta la comunità locale sono  rimasti legati al “Collegio”, all’Oratorio, alla chiesa del SS. Salvatore, e si ritrovano in tutte quelle occasioni ed eventi che ne ridestano la memoria.
Così era avvenuto un anno fa, a novembre, quando, nel contesto delle celebrazioni per il bicentenario dalla nascita, era giunta in città l’urna con la statua e i resti di S. Giovanni Bosco, e così è avvenuto  per le reliquie di S. Domenico Savio (1842 – 1857), il santo ragazzino cresciuto all’ombra dei salesiani, morto prematuramente a soli 15 anni e proclamato Santo da Pio XII il 12 giugno 1954. 

La reliquia di San Domenico savio

Le celebrazioni per il bicentenario dalla nascita di Don Bosco (1815 – 2015), che si concluderanno l’anno venturo, prevedono un calendario di iniziative ed incontri che toccano tutte quelle località dove esistono le case salesiane, e molti ricorderanno come nel 2013, proprio in occasione delle visite con i resti del fondatore, Randazzo, ormai  non più sede dei salesiani, era stato escluso in un primo tempo dall’itinerario,  e solo in un secondo momento, a seguito delle richieste e proteste di numerosi ex-allievi, fosse stata inserita una breve tappa anche nella cittadina etnea.
In realtà l’antica struttura del collegio è in gran parte abbandonata, la chiesa viene riaperta in qualche rara ricorrenza, mentre l’Oratorio continua ad operare, grazie ad alcuni ex allievi e giovani volontari, per ospitare il GREST estivo ed attività sportive e ricreative, con il consenso e la supervisione dei Salesiani medesimi.
Nessuna difficoltà stavolta, a quanto pare, se in occasione del “tour” dell’urna reliquiario di S. Domenico Savio, svoltosi nella Diocesi di Acireale dal 13 al 17 settembre, è stata per tempo programmata e annunciata la visita a Randazzo.   
Fin dalle prime ore del pomeriggio del 15 settembre il cortile dell’Oratorio e la piazza antistante erano affollati di autorità civili, con a capo il sindaco Michele Mangione, esponenti del clero locale, cittadini in attesa del furgone con l’urna, che era scortato dai giovani del servizio Diocesano per la Pastorale Giovanile di Acireale.
Molto intenso e commosso il momento dell’accoglienza, con i canti dei ragazzi del GREST e gli interventi di Padre Rasano, a nome dei sacerdoti di Randazzo, di salesiani come don Tringali e don Gullo.
Successivamente dall’Oratorio si è mossa la processione, con in testa le statue di Don Bosco e S. Domenico, seguite dalla banda cittadina,  fino alla chiesa di S. Martino.
Solo qui la pesante teca di cristallo con la statua a grandezza naturale e le reliquie del Santo è stata trasportata fuori dal furgone per essere condotta in chiesa, sotto l’altare maggiore, ed esposta finalmente alla venerazione dei tanti fedeli, ex allievi e dei moltissimi giovani che gremivano la chiesa in attesa della solenne concelebrazione eucaristica.

Maristella Dilettoso

 

 

RANDAZZO: INAUGURAZIONE “AGRODOLCE” PER L’ORATORIO

 

    Inaugurazione all’«agro-dolce» domenica sera a Randazzo. Alla presenza dell’ispettore dei salesiani in Sicilia don Luigi Perrelli, il sindaco prof. Salvatore Agati, ha tagliato il nastro inaugurale dell’oratorio salesiano di Randazzo, dove è stato rifatto il terreno del campo di calcio e le stanze dove in tempo giocavano i ragazzi sotto l’occhio attento dei salesiani sono state ristrutturate.
    All’«agro-dolce» perché l’inaugurazione coincide con la decisione da parte dei sacerdoti salesiani di lasciare il Collegio San Basilio, primo collegio realizzato in Sicilia per esplicito volere di Don Bosco. 
    Così a gestire il nuovo oratorio sarà Agatino e Ivana Sfragaro, una giovane e solare famiglia laica di strettissima fiducia salesiana:
    «I salesiani mi hanno chiesto di offrire questo importante servizio per i giovani randazzesi – ci dice Agatino Sfragaro – perché è loro precisa volontà di continuare l’azione salesiana a Randazzo».  «Senza il loro volere – aggiunge – non sarei qui. Siamo laici, è vero, ma condividiamo lo stesso progetto pastorale e con il massimo aiuto che avremo dai salesiani faremo il possibile per ospitare i nostri giovani».
    «L’oratorio di Randazzo è ancora vivo – ribadisce don Luigi Perrelli – come è viva l’educazione che i salesiani vogliono impartire ai ragazzi randazzesi. Questa è la grande speranza che abbiamo nel cuore. Purtroppo oggi noi religiosi non siamo più in grado di gestire le trentadue realtà siciliane a causa di un calo delle vocazioni, ma le nuove coscienze e partecipazioni dei laici salesiani ci danno grande speranza affinché realtà come questo oratorio, sotto la tutela dei salesiani, vivano ancora».
    Di avviso diverso il sindaco di Randazzo prof. Salvatore Agati:
«Per Randazzo questo non è un giorno di festa, ma di lutto. – afferma – I salesiani se ne vanno dalla prima casa salesiana della Sicilia. Avrebbero dovuto considerare di più questo aspetto e non abbandonare dei locali che da sempre sono sede di educazione e cultura». «Alla famiglia Sfragaro – ha concluso il primo cittadino randazzese – andrà comunque tutto il nostro aiuto, ma se i locali del Collegio non verranno adeguatamente utilizzati, prima che cadano a pezzi, essendo di proprietà del Comune, ce ne riapproprieremo».

Gaetano Guidotto  FONTE “LA SICILIA” DEL 16-10-2007

 

LE CASE DI DON BOSCO IN ITALIA:

RANDAZZO, la 1ª presenza salesiana in Sicilia, voluta direttamente da don Bosco nel 1879.

 

            Il navigatore satellitare ti porta direttamente davanti al portone del “Collegio San Basilio”, o più precisamente U’ Colleggiu, se selezioni “Piazza Don Guidazio, n.7, Randazzo, in provincia di Catania, Sicilia”.
Ma Don Guidazio, primo direttore, non fu il primo salesiano a mettere piede nell’antico Cenobio Basiliano.
I primi furono don Celestino Durando e don Giovanni  Cagliero, futuro missionario in terra patagonica e primo cardinale  salesiano, ambedue mandati direttamente da don Bosco per organizzare l’apertura del nuovo Collegio in terra siciliana che distava oltre due giorni di treno e carrozza da Torino.
Era il 1879. In seguito venne anche il Beato don Michele Rua, che visitò la Sicilia ben cinque volte (con il miracolo, a quanto si dice, di risuscitare un ragazzo a Cammarata nell’Agrigentino!).

            I Salesiani venivano ad aprire le “prime scuole” sul lato nord dell’Etna. Le scuole si potevano frequentare da sempre, fin dai tempi dei Greci e dei Romani, a Catania, e la prima università (il Siculorum Gimnasium che continuava la tradizione culturale fondata nel V° secolo a. C. da Caronda) del Meridione d’Italia, dal 1434; ma a Randazzo o negli altri paesi agricoli e di pecorai dell’Etna, i libri erano rari e sconosciuti a molti.

            E così arrivarono i “professorini”. Ma quale delusione! Li guidava il sacerdote don Pietro Guidazio, ma quasi tutti gli altri “parrini” (preti), erano dei chierici imberbi.
Messi però alla prova dei fatti, si dimostrarono in gamba e capaci di imparare presto il Siciliano (una delle cento lingue più parlate nel mondo occidentale, ci suggerisce Internet, vera lingua con tanto di letteratura, e “regioletto” – non dialetto – per la lingua italiana assieme al Toscano!) con cui interagire con gli studenti e la popolazione.

            Lavoro ce n’era tanto: scuole elementari e medie, ginnasio, scuole serali per gli adulti e i lavoratori. E poi, qualche anno dopo, l’Oratorio festivo presso un altro complesso religioso, in Piazza San Domenico.

I ragazzi venivano a frotte anche dai paesi vicini, una volta che si incominciò il convitto. Si pensò a “risanare” la parte dell’antico Cenobio, così come era stato lasciato dai Basiliani dopo la loro “cacciata” dovuta alla legge Siccardi attorno al 1860; si costruì qualche dormitorio al primo e al secondo piano, si creò un’aria accogliente organizzando la banda, il teatrino, la musica e il canto. E poi le accademie e le premiazioni con tanto di medaglie e diplomi (scritti il Latino, che vi pare!) alla fine dell’anno scolastico.

            Andate in giro per le strade vicine alla Via Collegio e troverete il ricordo dei grandi educatori che si succedettero dopo don Guidazio: don Amistani, don Cavina, don Barbero, e poi in tempi più recenti, don Virzì, don Lo Giudice, don De Luca, don Mondio e don Foti, don La Rosa e don Naselli per l’Oratorio … Oltre quaranta salesiani sono stati generati dall’humus fertile e focoso della sabbia dell’Etna randazzese: tante sante persone impegnate nella educazione e nella evangelizzazione, non ultimo Don Corallo, pedagogista, scrittore e professore universitario in tanti atenei italiani.

 

 

Discorso del sig. Giuseppe Vagliasindi nel Consiglio Municipale di Randazzo (1879).

 Signori! sin dallo aprile dello scorso anno questo Municipio, come ognuno di Voi oggi conosce, iniziava trattative col Sig. Don Giovanni Bosco per lo impianto in questo Comune delle scuole tecniche e ginnasiali accompagnato dall’altro pur esso importante, di un convitto collegio nel vasto e bel fabbricato degli ex PP. Basiliani, da noi chiesto, ottenuto e destinato a tale scopo sin da più di dieci anni.
Oggi lo affare può dirsi quasi realizzato, e di giorno in giorno si attende un rappresentante del detto Don Bosco per stipulare le condizioni che regolar devono gli interessi, ed il modus vivendi fra costui e la municipale rappresentanza.
Piccole difficoltà sorsero dapprima nella opinione pubblica del nostro Comune sulla possibilità o meno del pareggio di dette scuole. Ma quando si fu certi, che l’aver provvisto sufficientemente alla istruzione primaria tanto maschile che femminile, ed il presentare professori muniti di regolare patente per la istruzione secondaria, erano sicuri titoli a poterlo ottenere dal Governo, allora quelle difficoltà, quei dubbi mutaronsi tosto nel più ardente e vivo desiderio di vedere subito impiantata l’opera grande e benefica.
Ed oggi questo ardente e vivo desiderio è nel cuore di tutti i nostri cittadini, i quali nell’attuazione del nostro progetto vedono assicurata la istruzione dei propri figli, migliorata la loro condizione morale.
Ed in vero qual grave dispiacere, quale impressione dolorosa non abbiamo noi provato e non proviamo tuttora nel vedere tanti giovanetti usciti dalle scuole elementari perire miseramente in fatto d’istruzione perchè non abilitati dalla finanza di loro famiglia a potere continuare i loro studi nel capo Provincia od in qualche altro lontano luogo provvisto di una istruzione secondaria? 
Signori, il fatto che il Municipio vuol compire il progetto ch’esso è sul punto di attuare riuscirà di immenso vantaggio ai nostri cittadini, di positiva e grande utilità al miglioramento della pubblica istruzione.
Di ciò nessuno dubita, ed inutilmente sprecherebbe il suo tempo chi volesse oggi farne dimostrazione a Voi che ne siete pienamente convinti.
C’è però qualche cosa avvenuta che minaccia la riuscita del nostro progetto. 
In vista dei grandi vantaggi che lo affare presentava, dovendo noi nello scorso settembre passare alla nomina dei maestri elementari, abbiamo limitato (e di ciò i nominandi aveano convenuto col Sindaco), abbiamo limitato, io diceva, ad un anno la durata della detta nomina, dappoichè condizione ed immensamente economica del progetto del contratto si è quella, che da parte del Sig. Don Bosco, a principiare sin dall‘anno scolastico 1879-1880, oltre, ed insieme all’impresa dello insegnamento secondario classico e tecnico, si dovrà pure assumer quella dell’insegnamento elementare completo, ed esteso a termine di legge.
Il risparmio, che potrà egli ottenere nella promiscuità del personale insegnante, senza offendere per nulla le disposizioni di legge, e la bontà dell’insegnamento, metterà il Comune nella fortunata posizione di poter bastare ad una spesa la quale altrimenti operando si eleverebbe tant’alto che le forze finanziarie del Comune dovrebbero rinunziare a raggiungerla.
Furono queste adunque le potentissime ragioni per le quali da noi si limitava ad un anno la durata della nomina dei maestri elementari. L’Onorevole Consiglio Provinciale Scolastico, cui non sono state rassegnate le ragioni di una tale limitazione, ha dichiarato intanto di voler approvare la nomina con la condizione di allungarsi a sei anni la sua durata giusta il disposto della legge. 
Una tale condizione ovechè dovesse imprescindibilmente avere esecuzione renderebbe del tutto impossibile dal lato finanziario l’attuazione del progetto di questo Municipio, soffocherebbe le speranze concepite dalla intera nostra cittadinanza, annienterebbe il miglioramento della istruzione pubblica di questo Comune.
Si è perciò, o signori, che io quest’oggi, lasciando per ora da parte la questione legale, se il Consiglio Scolastico Provinciale possa o pur no aggiungere condizioni in mi deliberato del Consiglio Comunale,
Vi propongo di rivolgere a quell’Onorevole Corpo in nome nostro, e dei nostri amministrati la preghiera di voler togliere ogni ostacolo da parte sua all’attuazione di un’idea relativamente grande ed immensamente poi vantaggiosa agl’interessi della pubblica istruzione.
La nostra deliberazione, quale uscì dal Consiglio fu accettata dai maestri elementari, quando in virtù di essa furono immessi e si immettevano nell’esercizio delle loro funzioni, e continuamente vi perduravano.
Il Sindaco prima che avvenisse la loro nomina, aveva seco loro contrattato pel solo anno scolastico 1878-1879.
Di grande e pubblico bene infine sono le ragioni che hanno determinato il Consiglio a nominare per un anno: ed il Consiglio Provinciale Scolastico, cui certo sta a cuore il progresso e il miglioramento della pubblica istruzione, che tanto bene, ed egregiamente governa la pubblica istruzione della Provincia, esaudirà certamente il voto di questo Consiglio, della nostra cittadinanza, e quel che più vale, dello interesse della pubblica istruzione, approvando incondizionatamente il deliberato consigliare di nomina del 16 settembre 1878.

 Estratto della convenzione per il collegio di Randazzo.
Il Sig. Bosco D. Giovanni provvederà i Maestri in numero sufficiente per gli insegnamenti sopra indicati, i quali dovranno essere approvati dalle Autorità scolastiche a termine dei vigenti Regolamenti. 
L’istruzione sarà data secondo le discipline e a tenore dei programmi stabiliti dal Governo per le pubbliche scuole.
Il corso tecnico sarà fatto secondo il progetto governativo di fusione dei due corsi tecnico e ginnasiale: cioè, aritmetica, sistema metrico, geografia, lingua italiana, storia, siano gli stessi come nel corso ginnasiale, dimodochè saranno esaurite contemporaneamente le materie anche del corso tecnico nel corso ginnasiale. 
Per completare quello che è più essenziale nel corso tecnico vi saranno inoltre lezioni di francese e di disegno, dimodochè nel quinquennio classico siano pure esaurite le materie spettanti a questi rami del corso tecnico, in guisa che gli alunni sia del ginnasio che del tecnico vengano abilitati a subire l’esame per essere ammessi ai corsi superiori.
Tutte le spese del suppellettile pel Convitto saranno a carico del Sac. Bosco;
il Municipio per altro, come proprietario e in conformità al prescritto dell’articolo 1604 del Codice Italiano, si obbliga:
I. A tutte le riparazioni che sono necessarie all’uso ed alla conservazione dell’edifizio e dei locali annessi.
2. A provvedere e mantenere tanto nelle scuole elementari che ginnasiali la suppellettile e le altre cose necessarie, delle quali conserverà la proprietà. 
In correspettivo delle superiori assunte obbligazioni del Sac. Bosco, il Municipio si obbliga di pagare al medesimo, od a chi per esso, l‘annua somma di lire novemila.
Il Municipio si obbliga inoltre di corrispondere allo stesso Sac. Bosco un premio di lire duemila per anni cinque per le spese sì di primo impianto che successivo mantenimento del Convitto.
Nonostante l’accettazione del deliberato, i maestri intentarono causa al Municipio, appoggiati dall’Ispettore scolastico e dal regio Provveditore, entrambi massoni.
Il dibattito andò fino al Ministero, che se ne lavò le mani, consigliando ai maestri di adire le vie giudiziarie. Intentarono difatti lite al Comune; ma dovettero recedere, contentandosi dell’indennità offerta già loro dal Municipio.
In tutta questa faccenda il Vagliasindi difese a spada tratta i Salesiani.

 

 l’Elenco dei Direttori del Collegio dal 1789 al 1946:

                 1°        Don   Pietro  Guidazio                            1879  —  1885

                 2°        Don   Angelo  Bordone                          1885  —  1889

                 3°       Don   Pietro  Giudazio                            1889  —  1902

                 4°        Don   Domenico  Ercolini                       1902  —  1907

                 5°       Don   Giacomo  Algeleri                         1907  —  1919

                 6°       Don   Paolo  Scelsi                                 1919  —  1926

                 7°        Don   Giuseppe  Cognata                      1926  —  1928

                 8°       Don   Onofrio  Di Francesco                 1928  —  1931

                 9°        Don   Giacomo  Angeleri                       1931  —  1937

               10°        Don   Carlo  Cusmano                           1937  —  1940

               11°        Don   Antonino  Rasà                             1940  —  1943

               12°        Don   Antonino  Patti                              1943  —  1944

               13°        Don   Giovanni  Tedeschi                      1945  —  1946

               14°       Don   [Salvatore]  Politi                          1946  —  ____

 

 

 

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